Centinaia di attivisti sfrattano i milanesi da Piazza Duomo
2 ottobre 2021
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Centinaia di attivisti nel primo pomeriggio hanno formato una catena umana che ha delimitato e svuotato un’area pari al 30% di piazza del Duomo a Milano per dimostrare cosa succederebbe se l’obiettivo di trasformare il 30% del pianeta in “Aree Protette” entro il 2030 dovesse essere approvato: lo sfratto illegale di circa 300 milioni di persone – molte delle quali sono membri delle comunità più vulnerabili e rispettose dell’ambiente, come i popoli indigeni. Sarebbe il più grande accaparramento di terra della storia, e non salverà pianeta.
L’azione, organizzata da Survival International, Extinction Rebellion e Diciassette, vuole denunciare i crimini compiuti nel nome della conservazione ambientale contro i popoli indigeni – che sono i migliori custodi della natura – e proporre una visione alternativa che abbia questi popoli al centro delle azioni per il clima e l’ambiente.
Tutto questo mentre leader mondiali, grandi ONG per la conservazione e persino multinazionali sono riuniti a Milano per la Pre-COP26 e continuano a discutere di soluzioni che distolgono l’attenzione dalle vere cause e dai veri responsabili dei cambiamenti climatici: le emissioni di gas climalteranti dovute all’uso dei combustibili fossili e il sovra-consumo crescente, trainati dal Nord globale.
Il dissenso contro le false soluzioni proposte da governi, leader aziendali e grandi Ong sta crescendo in tutto il mondo, in particolare contro la proposta di convertire il 30% del pianeta in ‘Aree Protette’ entro il 2030 (30×30). Ma fortemente controverse sono anche le cosiddette Soluzioni Basate sulla Natura (NBS): un’idea venduta come un’opportunità per contrastare la crisi climatica ma che, in realtà, è solo un modo per evitare di affrontarla traendo addirittura enormi profitti dalla mercificazione della natura.
“A prima vista, la proposta di creare più Aree Protette può sembrare un’ottima idea, ma non lo è: creare più ‘Aree Protette’, infatti, non equivale a ‘proteggere più territori’ o a proteggere l’ambiente” ha spiegato Fiore Longo, responsabile della campagna di Survival International per decolonizzare la conservazione. “La proposta del 30% non ha nessuna evidenza scientifica a supporto della sua efficacia, e oltre a comportare lo sfratto degli abitanti dalle loro terre ancestrali e gravi violazioni dei diritti umani, in molte Aree Protette sono ammesse anche attività estrattive ed inquinanti, come taglio del legno, caccia da trofeo, turismo di massa ed estrazione mineraria."
“Stiamo parlando di un modello di conservazione razzista e colonialista dominante in molte parti del mondo, in particolare in Africa e in Asia, ben diverso da quello che conosciamo in Italia o in Europa, dove un simile approccio sarebbe considerato inaccettabile. Siamo di fronte a una grande bugia verde.”
“I popoli indigeni sono solo il 4% dell’umanità, quindi una piccola minoranza, e tuttavia custodiscono l’80% della biodiversità di tutto il pianeta. Se l’umanità oggi può ancora esistere, è grazie all’esistenza dei popoli indigeni” ha detto Juan Pablo Gutierrez, attivista yukpa dalla Colombia, che ha partecipato all’azione in piazza Duomo.
“La proposta del 30% verrà spinta in occasione della Pre-COP26 prima e della COP26 a Glasgow poi, per essere discusse definitivamente alla UN Biodiversity Conference (COP15) che si concluderà a Kunming, in Cina, nel maggio 2022: per questo, dare spazio alle voci indigene e al crescente dissenso sul tema ora è più importante e urgente che mai” ha dichiarato Francesca Casella, direttrice di Survival International Italia.
“I dibattiti sulla ‘natura’ che trascurano questioni più ampie di giustizia sociale ed equità non porteranno mai a nessuna soluzione sostenibile. Vogliamo soluzioni vere – che siano antirazziste, anti-coloniali e rispettose della diversità perché tra biodiversità e diversità umana c’è una stretta correlazione. È tempo che governi e grandi ONG abbandonino il loro modello di conservazione inefficace, e che mettano i diritti umani, i popoli indigeni e i loro diritti territoriali al centro della lotta ai cambiamenti climatici: di gran lunga il modo più giusto ed efficace di proteggere la biodiversità.”
Note ai redattori:
- Oltre 240 esperti, accademici e organizzazioni per l’ambiente e i diritti umani hanno firmato una dichiarazione – redatta da Survival International, Minority Rights Group e Rainforest Foundation UK – che delinea le preoccupazioni e le proposte sul target del 30%. Tra i firmatari: Amnesty International, Slow Food, FOCSIV, ASud, Rete ‘Legalità per il clima’, European Center for Constitutional and Human Rights ECCHR, World Rainforest Movement, Green Finance Observatory e Animal Save Italia.