Conservazione

I popoli indigeni sono i migliori conservazionisti

Prove dimostrano che i popoli indigeni comprendono e gestiscono i loro ambienti meglio di chiunque altro. I territori indigeni sono spesso ricchi di biodiversità e hanno tassi di deforestazione più bassi. Inoltre, quando i loro diritti territoriali sono garantiti, i popoli indigeni ottengono risultati di conservazione migliori di programmi convenzionali come le Aree Protette.

Ma in Africa e in Asia, governi e Ong stanno derubando i popoli indigeni e le comunità locali delle loro terre, sostenendo falsamente che è necessario per la conservazione.

La terra rubata viene poi chiamata “area protetta” o “parco naturale”, e gli abitanti originari vengono cacciati via, a volte con un inaudito livello di violenza. Mentre si aprono le porte di queste aree a turisti e altri stranieri, i guardaparco e le guardie forestali bruciano le case degli abitanti locali, rubano i loro beni, vandalizzano le proprietà, e li picchiano, torturano, stuprano e uccidono nell’impunità.

Se vi sembra difficile da credere, guardate ad esempio queste video testimonianze di popoli indigeni che hanno vissuto personalmente tutto questo

Funzionari congolesi consegnano un fucile d’assalto all’alto funzionario del Parco Nazionale di Salonga (che è un impiegato WWF). Alcune guardie del parco sono state accusate di stupri di gruppo, di torture e uccisioni. © Sinziana-Maria Demian / WWF

È colonialismo puro e semplice: potenti interessi mondiali sottraggono senza vergogna terra e risorse a persone vulnerabili sostenendo di farlo per il bene dell’umanità.

Ben note organizzazioni per la conservazione come WWF, WCS e African Parks, sono a conoscenza di queste atrocità da anni, ma continuano a finanziare e sostenere la conservazione di stampo colonialista. Equipaggiano e addestrano direttamente i responsabili delle violenze. Alcune hanno persino insabbiato i rapporti sugli abusi.


Sfratti brutali dal Parco nazionale Kaziranga, India. Il WWF equipaggia e addestra i guardaparco di Kaziranga pur essendo ben consapevole che le autorità commettono atrocità come queste contro gli abitanti locali.

 

La Conservazione colonialista si basa su razzismo, violenza e intimidazioni

 

La conservazione colonialista, anche nota come “Conservazione fortezza”, si fonda sul pregiudizio razzista che i popoli indigeni non siano in grado di prendersi cura delle loro terre e degli animali che vi vivono. I suoi sostenitori considerano i custodi originari del territorio come un “fastidio” da “risolvere” invece che come esperti della biodiversità locale e alleati fondamentali negli sforzi di conservazione.

Le forze dell’ordine della conservazione colonialista hanno picchiato e ucciso decine di persone innocenti, tra cui bambini e disabili. Ma ben pochi hanno dovuto rispondere alla giustizia di questi loro crimini.

Popoli indigeni come i Baka e i Chenchu ci dicono che considerano la conservazione colonialista come la più grande minaccia che devono affrontare.

Ascolta quest’uomo Baka: racconta di come una bambina e un uomo anziano sono morti quando la loro comunità fu attaccata da una squadra di guardaparco finanziata dal WWF.

 

Secondo la legge internazionale, prima di poter avviare qualsiasi tipo di progetto sulle loro terre, è necessario avere il consenso previo, libero e informato (FPIC) delle comunità locali. Ma le grandi organizzazioni per la conservazione non hanno mai davvero cercato di ottenere questo consenso. In molti casi, gli abitanti indigeni scoprono quello che sta accadendo solo nel momento in cui vengono sfrattati o quando nelle loro comunità arrivano i guardaparco armati.

 

“Il WWF è arrivato nella nostra foresta e sta stabilendo dei confini senza il nostro consenso. Nessuno si è mai preso la briga di darci spiegazioni. Ci hanno detto solo che non abbiamo più il diritto di andare nella foresta. I guardaparco ci stanno già facendo soffrire. Picchiano la gente ma non proteggono gli elefanti.”
- Abitanti Baka, Congo

 

 

La conservazione colonialista è sostenuta da oganizzazioni “rispettabili” come il WWF

 

 

Guardaparco finanziati dal WWF in Gabon. © WWF
Le grandi organizzazioni per la conservazione, come WWF, WCS e African Parks, sono complici di questa situazione. Finanziano e sostengono i responsabili di queste atrocità e fanno davvero poco per fermare le violenze inflitte ai custodi originari della terra di cui sostengono di preoccuparsi così tanto.

La teoria vuole che gli umani che vivono all’interno delle aree protette costituiscano una minaccia per l’ambiente (specialmente se non sono bianchi). Ma i popoli indigeni vivono lì da sempre: questi territori sono oggi importanti aree di conservazione proprio perché i popoli indigeni si sono presi cura molto bene delle loro terre e dell’ambiente naturale!

Leela, a young Chenchu man from Amrabad tiger reserve in India, explains how the Chenchu look after their land better than anyone else.

 

Survival non accetta denaro dai governi. Questa scelta ci rende al 100% indipendenti e ci permette di parlare liberamente contro interessi grandi e potenti. Per finanziare il nostro lavoro e prevenire lo sterminio dei popoli indigeni, dipendiamo da te!

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Fuori i popoli indigeni, dentro turisti, cacciatori di trofei e trafficanti del legno

 

È significativo che chi sostiene gli sfratti violenti dei popoli indigeni dalle aree protette, spesso vi incoraggi attivamente altri tipi di presenza umana. Molte aree protette aprono le porte al turismo di massa, e spesso vi si praticano caccia ai trofei, attività minerarie e taglio del legno.

 

Sotto questo modello di conservazione, i locali non possono cacciare per sfamarsi, ma gli stranieri possono cacciare per sport.

Il numero di turisti è davvero elevato, e ci danno un sacco di problemi. I rifiuti di plastica che i turisti portano dentro… gli animali muoiono per questo.
Husain Swamy, Chenchu, Amrabad, India

Alcuni conservazionisti sostengono che il turismo, la caccia sportiva e l’estrazione “sostenibile” delle risorse generano introiti con cui si può finanziare la conservazione. Ma quando i loro diritti territoriali sono garantiti, gli indigeni ottengono risultati di conservazione pari se non superiori a quelli delle alternative, e a un costo di gran lunga inferiore. Secondo un rapporto recente:

I popoli indigeni hanno custodito e protetto le foreste del mondo per molto tempo. In materia di conservazione, ottengono risultati almeno uguali, ma con una spesa minima rispetto ai budget delle aree protette… Investire sui popoli indigeni stessi è quindi il modo più efficiente di proteggere le foreste.
Victoria Tauli-Corpuz, Relatrice Speciale ONU

È tempo di un nuovo approccio

Chiunque abbia a cuore le sorti del pianeta, deve smettere di sostenere qualsiasi forma di “conservazione” che ferisce, aliena e distrugge i migliori alleati dell’ambiente. È tempo di un nuovo modello di conservazione che riconosca i popoli indigeni come alleati esperti nella lotta per la protezione della loro terra.

Survival combatte da oltre 30 anni contro le atrocità commesse nel nome della “conservazione”. Unisciti a noi ora per decolonizzare la conservazione e promuovere un nuovo approccio che metta al centro i popoli indigeni. I popoli indigeni erano già conservazionisti esperti molto prima che il termine “conservazione” stesso venisse coniato.

Abbiamo fatto progressi straordinari. Ecco alcuni dei risultati raggiunti solo negli ultimi anni.

Abbiamo ridotto il numero degli omicidi extragiudiziari

Prima che lanciassimo la nostra campagna, nel Parco Nazionale di Kaziranga, ad Assam, in India, sono state colpite e uccise decine di persone. Da allora il numero degli omicidi è diminuito drasticamente!

Abbiamo bisogno del tuo aiuto per assicurarci che nessuno venga più ucciso nel nome della conservazione.

Akash Orang, bambino indigeno di sette anni, è stato mutilato a vita dopo che un guardaparco del parco nazionale di Kaziranga, in India, gli ha sparato. Il parco era tristemente noto per la sua politica dello sparare a vista. © Survival

Abbiamo persuaso l’ONU a non sostenere un progetto faro del WWF

Grazie alla continua pressione e a una denuncia formale di Survival, lo UNDP (UN Development Programme) ha avviato un’indagine su Messok Dja, il progetto faro del WWF in Congo, e ha poi cancellato il suo sostegno ad esso.

Abbiamo bisogno del tuo aiuto per continuare a convincere i donatori a smettere di finanziare la conservazione-fortezza.

Un’indagine schiacciante dell’ONU ha condannato il progetto faro del WWF in Congo. © Survival International

Abbiamo fatto sì che le voci indigene fossero ascoltate

Insieme ai suoi alleati, Survival ha organizzato il primo congresso al mondo mai pensato per decolonizzare la conservazione. Questo evento rivoluzionario ha fornito una piattaforma a esperti, attivisti e rappresentanti – indigeni e non – e ha presentato una visione alternativa della conservazione, in cui i popoli indigeni hanno il controllo delle loro terre.

Abbiamo bisogno del tuo aiuto per amplificare le voci indigene e cambiare il mondo in loro favore.

Il congresso ‘Our Land, Our Nature’ ha fornito una piattaforma di visibilità a chi soffre a causa di “soluzioni verdi”: dagli indigeni agli attivisti locali. © Survival

Abbiamo denunciato al Congresso USA gli abusi del WWF

A seguito delle pressioni di Survival, un Comitato del Congresso statunitense ha convocato un’udienza speciale per interrogare il WWF sull’elenco di abusi commessi dai guardaparco che, finanziati e addestrati dal WWF stesso, hanno attaccato, derubato e ucciso degli indigeni nel nome della “conservazione”.

Abbiamo bisogno del tuo aiuto per mettere fine alla conservazione coloniale e dare spazio ai veri esperti.

Un’udienza senza precedenti al Congresso USA ha messo in luce che il WWF non si assume la responsabilità degli abusi che finanzia. © House Nat Resources Committee

 

Unisciti subito a noi per amplificare le voci dei popoli indigeni e cambiare il mondo in loro favore: per i popoli indigeni, per la natura, per tutta l’umanità.

 

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Non ci arrenderemo fino a quando i popoli indigeni non saranno pienamente rispettati come partner esperti nella protezione e gestione delle loro terre, e fino a quando non saranno cessati gli abusi e gli sfratti nel nome della conservazione.

 

Il campo di Asan Kudar, dove dal 2013 vivono sotto teloni di plastica oltre un centinaio di indigeni Khadia sfrattati dalla Riserva delle tigri di Similipal. Hanno ricevuto solo una piccola parte del risarcimento promesso. I giornali indiani hanno lodato questo sfratto come un modello di “successo”. © Survival

La Grande bugia verde

Al prossimo vertice della Convenzione sulla diversità biologica (Convention on Biological Diversity), i leader mondiali prevedono di accordarsi per trasformare il 30% della Terra in “Aree Protette” entro il 2030.Secondo le grandi ONG della conservazione, questa conversione mitigherà i cambiamenti climatici, ridurrà la perdita della fauna selvatica, aumenterà la biodiversità e di conseguenza salverà il nostro ambiente. Ma si sbagliano.
Aiutaci a fermare tutto questo

 

Scopri perché Survival denuncia la Grande Bugia Verde #BigGreenLie

 

 

© Fiore Longo/Survival

Fermiamo il Messok Dja

Il WWF sta finanziando la creazione di una nuova area protetta in Congo senza avere il consenso dei popoli locali. I “Pigmei” Baka sono stati sfrattati dalla foresta e i guardaparco ricevono dei bonus quando li arrestano. Questi guardaparco, finanziati e supportati dal WWF, hanno rubato i beni dei Baka, hanno bruciato i loro villaggi e li hanno picchiati e torturati.
Aiutaci a fermare tutto questo.

 

Scopri perché Survival vuole fermare MessokDja

 

 

© Survival

Popoli delle Riserve delle tigri, India

In India, centinaia di migliaia di indigeni sono a rischio perchè le loro terre sono state trasformate in riserve delle tigri. Il governo li sta sfrattando illegalmente dalle terre ancestrali nel nome della “conservazione”. Eppure, nella riserva delle tigri in cui una tribù si è vista riconoscere il diritto a restare, il numero dei felini è aumentato di 3 volte rispetto alla media nazionale.
Aiutaci a fermare gli sfratti dalle riserve delle tigri.

 

Scopri di più sui conservazionisti indigeni delle riserve delle tigri

 

 

© Forest Woodward / Survival, 2015

Successo in Botswana!

Quando i “Boscimani” furono cacciati dalle loro terre nel nome della conservazione, Survival scese in campo al loro fianco. Insieme abbiamo vinto una sentenza storica: i giudici stabilirono che gli sfratti dei Boscimani erano “illegali e incostituzionali” e che i Boscimani hanno il diritto di vivere all’interno della riserva.
Ecco come abbiamo fatto →

 

‘We were made the same as the sand’ – Galleria fotografica sugli sfratti forzati dalla loro casa ancestrale, nel 2006.

 

Scopri di più sulla conservazione colonialista


Video testimonianze

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