Brasile: vandalismi e rappresaglie anti-indigene contro gli Xavante
29 giugno 2012
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In segno di protesta per la loro imminente espulsione dalle terre tribali, allevatori e imprenditori agricoli stanno bloccando strade, bruciando ponti e minacciando gli indiani brasiliani.
Le violenze sono scoppiate quando i tribunali brasiliani hanno ordinato l’allontanamento immediato dei coloni da uno dei territori degli Indiani Xavante, occupato da 20 anni e utilizzato principalmente per coltivare soia e allevare bestiame.
Gli imprenditori agricoli hanno minacciato il portavoce degli Xavante, Damião Paridzané, che sta lottando da decenni per garantire al suo popolo la protezione del territorio e migliori condizioni sanitarie e scolastiche.
La settimana scorsa, Paridzané e altri Xavante si sono recati alla conferenza dell’ONU Rio+20 per chiedere la restituzione urgente del loro territorio, conosciuto come Marãiwatsédé. Hanno presentato la loro richiesta alla Presidente del Brasile.
“La produzione illegale di soia e l’allevamento di bestiame nelle nostre terre sacre sono una vergogna per il nostro paese” ha dichiarato Paridzané in una lettera a Dilma Rousseff.
I politici riuniti al Summit hanno confermato agli Xavante l’allontanamento degli imprenditori agricoli entro i prossimi 30 giorni.
Gli Xavante sono stati sfrattati dai loro territori negli anni ’60 per lasciare spazio all’agricoltura su larga scala. Grazie alle pressioni internazionali, il governo del Brasile annunciò la restituzione delle terre agli Indiani durante il Summit della Terra del 1992.
Ciò nonostante, Marãiwatsédé resta occupata illegalmente e circa il 90% della sua foresta è ormai stato distrutto.