#StopBrazilsGenocide: la protesta degli indigeni brasiliani contro il nuovo piano minerario

13 febbraio 2020

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I popoli indigeni dicono no al PL191 che autorizzerebbe l’apertura delle terre indigene ad attività estrattive e minerarie, a impianti idroelettrici e a prospezioni di petrolio e gas naturale.

Questa pagina è stata creata nel 2020 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

In tutto il Brasile, i popoli indigeni stanno protestando contro il piano del Presidente Bolsonaro di rubare le loro terre e di aprirle allo sfruttamento.

Il 5 febbraio, il Presidente ha firmato un progetto di legge, noto come “PL 191/2020”, che autorizza l’estrazione mineraria su larga scala nei territori indigeni, l’estrazione di gas e petrolio e altre attività distruttive. È stato inviato a una commissione parlamentare per l’approvazione, e potrebbe poi essere votato dai politici.

La proposta, che Bolsonaro ha descritto come un “sogno”, è solo l’ultima di una serie di azioni nella sua “guerra” contro i popoli indigeni del Brasile, e viola sia la legislazione brasiliana esistente sia la legge internazionale.

La leader indigena Sonia Guajajara ha twittato: “Il suo sogno, Signor Presidente è il nostro incubo… L’attività estrattiva significa morte, malattie e miseria, e mette fine al futuro di una intera generazione. Non accetteremo attività estrattive nella nostra terra”.

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I popoli indigeni dicono no al PL191 che autorizzerebbe l’apertura delle terre indigene ad attività estrattive e minerarie, a impianti idroelettrici e a prospezioni di petrolio e gas naturale.

Joenia Wapichana, prima donna indigena del Brasile al Congresso, ha dichiarato: “Fare attività mineraria nella terra indigena è illegale e contro la costituzione. Porta solo inquinamento e morte. Non vogliamo che i fiumi, la foresta e i popoli indigeni muoiano”.

I popoli indigeni dipendono dalla loro terra per sopravvivere. L’invasione e il furto dei loro territori potrebbero spazzare via intere tribù incontattate – i popoli più vulnerabili del pianeta.

Le invasioni dei territori indigeni, gli attacchi e gli omicidi dei leader indigeni sono aumentati drasticamente da quando il Presidente Bolsonaro è entrato in carica nel gennaio 2019.

L’Associazione dei Popoli Indigeni e delle Organizzazioni del Nord-Est, di Minas Gerais e Espirito Santo ha dichiarato: “Fin dall’inizio il governo Bolsonaro ha scelto come nemici i popoli indigeni e i loro territori”.

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I popoli indigeni del Brasile chiedono a Rodrigo Maia, Presidente del Congresso, di mantenere la parola data contro il disegno di legge di Bolsonaro che vorrebbe aprire le loro terre alle attività estrattive.

Migliaia di cercatori d’oro illegali stanno ora operando sul territorio indigeno yanomami, inquinando i fiumi con il mercurio e diffondendo la malaria e altre malattie a un ritmo allarmante. Gli Yanomami e gli Yekuana hanno diffuso un video chiedendo l’allontanamento dei cercatori d’oro. Anche i Munduruku hanno di recente denunciato attività mineraria illegale sul loro territorio.

All’inizio del mese, un missionario evangelico è stato messo alla direzione del Dipartimento che si occupa delle tribù incontattate all’interno del FUNAI, l’Agenzia governativa agli Affari Indigeni – una mossa che Survival ha descritto come un “aperto atto di aggressione, una palese dichiarazione dell’intenzione di contattare a forza queste tribù, cosa che le distruggerà”.

Alcuni pubblici ministeri hanno contestato questa decisione e hanno portato la questione in tribunale paventando il rischio di “genocidio ed etnocidio“ dei popoli indigeni.

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