Migliaia di Pigmei Batwa senza tetto a causa della campagna governativa “anti-paglia”.
1 aprile 2011
Questa pagina è stata creata nel 2011 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
E QUESTA VOLTA NON È UN PESCE D’APRILE
Il governo del Ruanda ha approvato un programma che prevede la distruzione di tutti i tetti di paglia del paese lasciando migliaia di Pigmei Batwa senza casa.
Negli ultimi mesi le famiglie batwa che si son viste distruggere le loro case sono già state centinaia, e ora si ritrovano costrette a vivere all’aperto anche durante la stagione delle piogge. Le autorità hanno pianificato di distruggere tutti i tetti di paglia del paese entro il mese di maggio di quest’anno.
Questo distruttivo schema prevede che le famiglie che ne hanno la possibilità si procurino case nuove a proprie spese.
I più poveri – inclusi quasi tutti i Batwa – avrebbero dovuto ricevere delle lamiere mentre per malati e anziani sarebbe previsto il trasferimento in case nuove. Tuttavia, molte capanne sono state distrutte senza l’assegnazione di abitazioni alternative.
Tra i gruppi più colpiti ci sono i Batwa, il popolo più emarginato della società ruandese, sottoposto quotidianamente a discriminazioni e a forme molto radicate di razzismo.
Nella provincia meridionale del Ruanda, nei soli ultimi tre mesi sarebbero già state distrutte 30.000 capanne. Migliaia di famiglie sono rimaste senzatetto.
Secondo il governatore della Provincia meridionale, le demolizioni sarebbero state necessarie perchè “la gente sembrava contenta di vivere nelle capanne e non mostrava nessuna intenzione di abbandonarle”. Survival International ha protestato presso le autorità del paese.
“Distruggere le case dei Batwa per lasciarli ad inzupparsi d’acqua sotto la pioggia suona come uno scherzo paradossale” ha commentato Francesca Casella, direttrice di Survival Italia. “Ma purtroppo non lo è. Quel che il governo sta facendo ‘per il bene’ di questo popolo è tragicamente ironico e arrogante. I Pigmei stanno già subendo discriminazioni e violenze disumane. L’unico intervento governativo che potrebbe realmente migliorare la loro condizione è una riforma della terra che riconosca i loro diritti collettivi sulle foreste e le sue risorse.”