Gli Indiani chiedono al Presidente del Brasile di fermare la diga Belo Monte
9 febbraio 2011
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Centinaia di persone, tra cui oltre 80 Indiani amazzonici, si sono riunite ieri davanti al Congresso Brasiliano e al Palazzo Presidenziale per protestare contro il progetto di costruzione della diga Belo Monte nella foresta pluviale amazzonica.
Una delegazione di Indiani è entrata nel Palazzo Presidenziale per consegnare una petizione, firmata da circa mezzo milione di persone, in cui si chiede al nuovo Presidente del Brasile Dilma Rousseff di fermare la “disastrosa” diga.
Gli Indiani hanno consegnato anche una lettera firmata da più di 78 organizzazioni della società civile, in cui si segnalano gli immensi rischi che il progetto comporta chiedendone l’immediata sospensione. Scarica la lettera (in portoghese 258KB pdf).
“La diga Belo Monte porterà immensa rovina agli Indiani e alla loro terra” ha dichiarato oggi Megaron Txucarramãe, un Indiano Kaiapó che ha partecipato alla protesta. “Inonderà la nostra foresta. La nostra foresta ci fornisce cibo e il nostro fiume, il pesce. Se la diga sarà realizzata, sarà distrutto tutto. Il nostro messaggio a Dilma è che la Belo Monte non deve essere costruita!”
“Questa è una lotta per la vita o la morte…” ha aggiunto Sheyla Juruna, della tribù degli Juruna. “Mandando avanti il progetto, il governo di Dilma calpesta i nostri diritti. Non si tratta solo di difendere il fiume Xingu… è in gioco anche la salute della foresta pluviale amazzonica e dell’intero pianeta”.
Se costruita, la Diga Belo Monte, alla cui costruzione gli Indiani non hanno dato il loro consenso, provocherebbe un’immane devastazione della foresta pluviale da cui le comunità indigene dipendono.
Gli Indiani incontattati nell’area sono particolarmente vulnerabili poiché hanno scarsa immunità verso le malattie provenienti dall’esterno e qualsiasi contatto con gli immigrati, il cui arrivo è atteso per la costruzione della diga, potrebbe essergli fatale.
Survival International ha scritto alla Presidente Dilma sottolineando che la Belo Monte mette ad alto rischio le vite e il sostentamento dei popoli indigeni dell’area, in particolar modo quelli degli Indiani incontattati.
Il mese scorso, l’agenzia brasiliana per l’ambiente IBAMA ha rilasciato una parziale licenza di costruzione della diga nonostante il fatto che il consorzio costruttore Norte Energia non abbia rispettato le numerose condizioni sociali e ambientali richieste.
L’opposizione alla diga sta crescendo in Brasile e in molti altri paesi coinvolgendo gruppi ambientalisti, associazioni per la difesa dei diritti umani, avvocati, scienziati, economisti e politici.