Giudice della Corte Suprema indiana condanna le “storiche ingiustizie” verso i popoli tribali
21 gennaio 2011
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Due giudici della Corte Suprema dell’India hanno emesso un’innovativa sentenza rche riconosce il popolo tribale dell’India come “gli abitanti originari“ della nazione e condanna duramente le “storiche ingiustizie” commesse nei loro confronti.
I giudici Gyan Sudha Misra e Markandey Katju sono stati ascoltati in appello sul caso di una donna tribale Bhil spogliata, picchiata e fatta sfilare nuda per aver avuto una relazione con un uomo di una casta “più elevata”. I giudici hanno stabilito che la sentenza emessa per l’uomo coinvolto era troppo clemente e che il crimine era “vergognoso, scioccante e oltraggioso” e “assolutamente inaccettabile nell’India moderna”.
I giudici hanno elogiato le tribù dell’India per “essere riuscite a preservare molte delle loro tradizioni tribali a dispetto di tante oppressioni e atrocità”. Hanno esplicitamente riconosciuto che la popolazione tribale del paese, gli adivasi, discende dagli abitanti originari dell’India, a differenza del rimanente 92% della popolazione che è composto dai “discendenti di immigrati”. La posizione ufficiale del governo dell’India è sempre stata quella che tutti i cittadini fossero “indigeni”, non solo gli adivasi.
Il caso della donna Bhil è stato esaminato nel contesto di “migliaia di anni” di “terribili oppressioni e atrocità” commesse contro la popolazione tribale del paese. I giudici hanno ricondotto le cause del maltrattamento degli adivasi all’opinione diffusa che si tratterebbe di un popolo “inferiore”.
“La mentalità dei nostri connazionali nei confronti di questi tribali deve cambiare, e deve essere tributato loro il rispetto che meritano come abitanti originali dell’India… Le ingiustizie commesse contro il popolo tribale dell’India è un capitolo vergognoso della storia del nostro paese… Sono stati massacrati in gran numero, e i sopravvissuti e i loro discendenti sono stati denigrati, umiliati e per secoli hanno subito ogni tipo di atrocità. Sono stati privati delle loro terre e spinti nelle foreste e sulle colline dove hanno condotto un’esistenza miserabile di povertà, analfabetismo e malattie”.
I giudici hanno anche sottolineato che le ingiustize subite dagli adivasi non sono un capitolo chiuso e che oggi “si tenta di privarli persino delle loro foreste e delle colline in cui vivono, e dei prodotti della foresta da cui dipende la loro sopravvivenza”. Per le comunità tribali, l’allontanamento dalle terre ancestrali può avere un impatto devastante.
Survival lotta per i diritti degli adivasi, in particolar modo per il riconoscimento del loro diritto alla terra e a decidere autonomamente del loro stile di vita e del loro futuro.