Il ritorno delle grandi dighe – nuovo rapporto Survival nella giornata ONU per i popoli indigeni
9 agosto 2010
Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
In concomitanza con la Giornata internazionale ONU per i popoli indigeni, Survival International diffonde un nuovo dossier che riassume l’impatto devastante che il ritorno delle grandi dighe sta avendo sui popoli indigeni della terra.
Citando casi in Asia, Africa e Americhe, il dossier di Survival Il ritorno delle grandi dighe sottolinea gli altissimi costi umani e ambientali dell’energia “pulita” generata dai grandi impianti idroelettrici. La corsa alla costruzione di enormi dighe ha assunto la forma di un vero e proprio boom. La sola Banca Mondiale sta sostenendo con 11 miliardi di dollari la realizzazione di 211 progetti idroelettrici in vari paesi del mondo.
L’impatto delle grandi dighe sui popoli indigeni è spesso taciuto e profondissimo. La tribù amazzonica degli Enawene Nawe ha appreso che le autorità brasiliane progettano di costruire 29 dighe sui fiumi che scorrono nelle loro terre. Nella sola Amazzonia, i popoli incontattati che saranno colpiti dai progetti idroelettrici sono 5.
I Penan del Sarawak rischiano lo sfratto a causa della diga di Murum mentre la contestata diga Gibe III costruita dall’italiana Salini Costruttori potrebbe condannare le tribù etiopi della bassa Valle dell’Omo alla dipendenza dagli aiuti alimentari. “La nostra terra è diventata cattiva. Hanno chiuso i rubinetti e noi abbiamo fame. Aprite la diga e lasciate scorrere l’acqua” chiede disperato un uomo Kwegu.
Centinaia di indigeni brasiliani si riuniranno in settimana per protestare insieme contro la controversa diga Belo Monte, che minaccia le terre di molte tribù e le fonti di cibo indispensabili alla loro sopravvivenza.
I campaigner di Survival sono disponibili per interviste.
Scarica una copia del dossier Il ritorno delle grandi dighe – Una grave minaccia al futuro dei popoli indigeni