Acqua e mezzi di trasporto ai turisti ma non ai Boscimani. Mercoledì 21 luglio la sentenza del processo.
19 luglio 2010
Questa pagina è stata creata nel 2010 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
La tanto attesa sentenza del processo intentato dai Boscimani per vedersi riconoscere il diritto all’acqua emessa mercoledì prossimo 21 luglio presso la Corte Suprema di Lobate, in Botswana.
Il caso era stato discusso il 9 giugno alla presenza di molti Boscimani che avevano affrontato un lungo viaggio per raggiungere il tribunale. Poi però il giudice si era riservato tempo per decidere.
Quando il governo ha sfrattato i Boscimani dalla Central Kalahari Game Reserve (CKGR), nel 2002, ha sigillato anche il pozzo che si trovava nelle loro terre ancestrali e che costituiva la loro unica fonte d’acqua.
Nel 2006, la Corte Suprema del Botswana ha riconosciuto l’incostituzionalità degli sfratti operati dal Governo e ha sancito il diritto dei Boscimani di rientrare nella CKGR. Da allora, tuttavia, le autorità continuano a rifiutare alle centinaia di Boscimani che sono tornati a casa il diritto di utilizzare il pozzo. Per procurarsi acqua in una delle regioni più aride del mondo, i Boscimani sono costretti ad affrontare a piedi viaggi molto duri e pericolosi fin fuori dalle loro terre.
Recentemente i guardaparco hanno addirittura fermato i Boscimani che, aiutandosi con alcuni asini, cercavano di portare acqua ai loro parenti in grave difficoltà. Non avendo la possibilità di accedere a mezzi di trasporto, i Boscimani dipendono dagli asini ma, secondo le guardie, i Boscimani non sarebbero autorizzati a usarli.
La determinazione del Governo a portare a compimento la sua campagna a lungo termine per costringere i Boscimani ad abbandonare le terre natali e trasferirsi permanentemente nei campi di reinsediamento è quanto mai evidente. Infatti, questa nuova forma di persecuzione sembra essere in aperta violazione del Regolamento 25 (1) dei Parchi Nazionali e delle Riserve Naturali che prevede che chiunque possa entrare nella Riserva “…a dorso di cavallo, cammello, asino o altro animale approvato dal Direttore”. Presumibilmente è proprio rifacendosi a questa norma che il Dipartimento per gli Animali Selvatici e i Parchi Nazionali ha dichiarato in altra occasione che devono essere consentiti e incoraggiati “animali da safari (cammelli, cavalli etc.)” in “zone a bassa densità turistica” comprese aree della CKGR. Ma quel che è consentito a un turista, sembra diventare inaccettabile quando a farlo è un Boscimane. Uno paga con il denaro, l’altro no.
Il governo ha anche autorizzato l’apertura di un complesso turistico di lusso della Wilderness Safaris dotato di bar e piscina per i turisti, e lo scavo di nuovi pozzi per abbeverare esclusivamente gli animali selvatici. In un prossimo futuro è molto probabile che rilascerà la licenza di sfruttamento per una miniera di diamanti nella terra boscimane e lo scavo di nuovi pozzi di supporto, ma solo a condizione che non sia fornita acqua ai Boscimani.
”Abbiamo sete e soffriamo” denuncia un Boscimane.“L’unica cosa che ci serve davvero è l’acqua. È un grosso problema, specialmente durante le vacanze scolastiche quando molti bambini abituati a bere tutti i giorni tornano a casa e soffrono, e così noi siamo costretti ad andare a piedi fino a Kaudwane [il campo di reinsediamento]”.
“Quando capiranno cosa sta accadendo” ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di Survival International, “i turisti responsabili non vorranno recarsi in un luogo in cui a loro vengono riconosciuti diritti negati esplicitamente ai popoli indigeni. Il Governo del Botswana sostiene di voler incentivare il turismo ma le sue azioni sembra disegnate apposta per allontanare i visitatori. Migliaia di sostenitori di ogni parte del mondo stanno sostenendo i Boscimani in questa lunga attesa di giustizia e qualunque sarà la sentenza del tribunale, per i diritti dei popoli indigeni del mondo mercoledì sarà un giorno molto importante.”