L’ONU ai gruppi armati colombiani: "Basta reclutare bambini indigeni"
22 gennaio 2010
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Un rapporto redatto dal relatore speciale delle Nazioni Unite sui popoli indigeni esorta i gruppi armati della Colombia a smettere di arruolare bambini indigeni per le loro cause.
Il rapporto, scritto dal professor James Anaya, cita il conflitto armato in corso tra l’esercito colombiano e i guerriglieri di sinistra delle Farc (le Forze Armate Rivoluzionarie) come una delle più gravi minacce che affliggono la popolazione indigena della Colombia. Gli scontri hanno provocato numerose uccisioni, trasferimenti forzati, penuria di cibo, e hanno colpito in particolar modo le donne indigene e i bambini, sottoposti a violenze sessuali o a reclutamento forzato.
“È evidente che la difficile condizione dei popoli indigeni colombiani viene esacerbata e intensificata dal conflitto armato. raticamente tutte le prove raccolte indicano che il conflitto colpisce in modo sproporzionato i popoli indigeni del paese”, si legge nel rapporto. E la ragione di questo è la particolare posizione dei loro territori, che ha grande valore strategico per i gruppi armati e i trafficanti di droga che vi lavorano e competono attorno.
Il rapporto cita anche l’inerzia del governo, la mancanza di giustizia, i “mega-progetti” e le fumigazioni effettuate per distruggere i raccolti illegali come concause della “grave, urgente e profondamente preoccupante situazione in cui versa la popolazione indigena della Colombia”. Le fumigazioni hanno provocato gravi problemi di salute e “crisi alimentari”.
Basato su una visita in Colombia effettuata dal professor Anaya lo scorso anno, il rapporto è stato pubblicato l’8 gennaio.
La condizione della tribù nomade dei Nukak, “trasferita a forza” dalla foresta pluviale alle aree urbane, è sottolineata con una menzione speciale.