Dieci leader indigeni brasiliani protestano a Londra
14 novembre 2019
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Il Presidente Bolsonaro vince il premio razzista dell’anno di Survival International
Dieci leader indigeni brasiliani hanno preso parte a una importante manifestazione di protesta davanti all’Ambasciata brasiliana a Londra per chiedere che si metta fine alla distruzione delle loro terre e della loro gente.
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Alla manifestazione, i leader hanno consegnato all’ambasciata il premio “Razzista dell’anno” vinto dal Presidente Bolsonaro per gli insulti apertamente razzisti verso i popoli indigeni e per gli attacchi genocidi ai loro diritti.
Campagna “Sangue indigeno: non una goccia di più”
I leader indigeni si trovano a Londra per la tappa britannica del loro tour Sangue indigeno: non una goccia di più, la campagna organizzata dall’APIB, l’Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile. Chiedono ai cittadini europei di boicottare l’agribusiness brasiliano fino a quando i loro diritti non saranno rispettati.
Nelle ultime settimane, gli attacchi ai popoli indigeni si sono intensificati. Paulo Paulino Guajajara, indigeno e Guardiano dell’Amazzonia, è stato assassinato venerdì scorso, 1 novembre, durante un’imboscata condotta da almeno cinque trafficanto di legno armati, nel territorio indigeno di Araribóia, nell’Amazzonia orientale.
All’alba del 31 ottobre, alcuni uomini armati hanno attaccato l’avamposto di monitoraggio del FUNAI per le tribù incontattate nella Valle Javari, nell’Amazzonia occidentale.
Nel corso della manifestazione, Sonia Guajajara, coordinatrice esecutiva dell’APIB, ha dichiarato: “Il Presidente Bolsonaro vuole distruggere i popoli indigeni del Brasile. Il suo razzismo e il suo odio incoraggiano i cercatori d’oro e i trafficanti di legno a invadere i nostri territori e uccidere la nostra gente. Bene, ho delle notizie per lui: amiamo le nostre terre molto più di quanto lui odi noi, e non gli permetteremo di distruggere noi o le foreste che abbiamo protetto per così tanto tempo”.
“Quello che è successo al nostro parente, Paulino Guajajara, è un chiaro esempio di quello che stiamo vivendo” ha aggiunto Nara Baré, coordinatrice della COIAB (Coordinamento dei Popoli Indigeni dell’Amazzonia Brasiliana). “Continuiamo a ripetere che è nostro il sangue che viene versato per le piantagioni di soia e per il legname destinati all’Europa. Siamo qui per dire che ogni importazione destinata all’Europa è marchiata con il nostro sangue. È tempo di dire basta! Devono essere prese delle misure, e la responsabilità è di tutti: dei parlamenti, della società civile, dei consumatori e degli imprenditori stessi.”
“Da quando è salito al potere, il Presidente Bolsonaro ha organizzato uno spietato assalto ai diritti dei primi popoli del Brasile ed è determinato ad aprire le loro terre al grande business” ha dichiarato Stephen Corry, Direttore generale di Survival. “I suoi commenti apertamente razzisti e il rifiuto di accettare i diritti dei popoli indigeni alle loro terre stanno alimentando la violenza contro i popoli indigeni di tutto il Brasile. Se riuscirà nel suo intento, i primi popoli del paese saranno spazzati via. Ma stanno reagendo con energia, coraggio e determinazione, e così i loro alleati. Non ci tireremo indietro.”
Razzista dell’anno
Fra le numerose dichiarazioni razziste rilasciate da Bolsonaro troviamo: “È un peccato che la cavalleria brasiliana non sia stata efficiente quanto quella americana nello sterminare i suoi Indiani”.
Sin dalla sua entrata in carica, il Presidente Bolsonaro ha cercato di paralizzare il FUNAI, il Dipartimento per gli Affari Indigeni del Brasile. La sua retorica razzista ha fatto schizzare alle stelle il numero delle invasioni nei territori indigeni, e sta cercando di renderne più facile lo sfruttamento da parte dell’agribusiness e delle industrie estrattive.
Note per i redattori:
- Survival International è il movimento mondiale per i popoli indigeni. Siamo l’unica organizzazione a sostenerli in tutto il mondo. Li aiutiamo a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre e determinare autonomamente il loro futuro.
- Fra i vincitori delle passate edizioni del premio “Razzista dell’anno”: l’ex presidente del Botswana, Khama, e un deputato del Brasile che ha dichiarato che i popoli indigeni del paese dovrebbero essere lasciati morire di fame.