Bangladesh: continuano gli attacchi agli Jumma, nonostante le promesse del governo
24 ottobre 2015
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Per favore, firma la petizione (in inglese).
Le uccisioni, le violenze sessuali, le torture, gli arresti arbitari e l’accaparramento di terra continuano nelle Chittagong Hill Tracts, in Bangladesh, a diciotto anni dallo storico accordo di pace tra il governo e gli Jumma.
Nel 1997, il governo del Bangladesh aveva promesso di mettere fine alla militarizzazione della regione, ritirare gli accampamenti militari temporanei e restituire la terra rubata agli Jumma dall’esercito e dai coloni; queste promesse, però, non sono state mantenute.
Gli accampamenti militari rimangono in quella che è ancora oggi una regione fortemente militarizzata, ma l’esercito non protegge la popolazione indigena. Al contrario, i soldati stanno a guardare mentre i coloni stuprano, uccidono e bruciano le case degli Jumma. Anche l’accaparramento di terra da parte dell’esercito e dei coloni continua.
“Le nostre ragazze e le nostre donne non sono al sicuro. Non possono andare a scuola, recarsi al fiume per prendere l’acqua o lavarsi, né andare al mercato o nella vicina giungla, e ora non possono nemmeno stare in casa; ovunque siano subiscono violenze sessuali” ha detto l’attivista Subir Chakma a proposito della crescente violenza contro donne e ragazze nell’area.
Nelle Chittagong Hill Tracts vivono 11 tribù, note con il nome collettivo di Jumma per il loro metodo di coltivazione sofisticato e sostenibile, conosciuto localmente come “Jhum”. Negli ultimi sessant’anni gli Jumma sono stati dislocati e hanno subito la repressione violenta delle centinaia di migliaia di coloni che si sono trasferiti nelle colline.
Gli Jumma – con il sostegno di diverse organizzazioni, tra cui Survival International – hanno lanciato una petizione per richiamare l’attenzione sulla situazione nelle Chittagong Hill Tracts, in peggioramento. La petizione chiede al governo del Bangladesh di mettere fine alle violazioni di diritti umani contro gli Jumma e far rispettare l’accordo di pace del 1997.
Firma qui la petizione (in inglese).