Lettera Aperta a Mario Draghi. Obiettivo 30% in Aree Protette: un disastro per i popoli indigeni e la biodiversità
Abbiamo diffuso pubblicamente questa lettera affinché tutti possano comprendere che la lotta alla perdita di biodiversità non può essere realizzata a spese dei migliori custodi della natura. L’obiettivo di trasformare il 30% del pianeta in Aree Protette è una “Grande Bugia Verde” che distruggerà milioni di vite e non salverà il pianeta. A questo link è disponibile una dichiarazione che chiarisce le ragioni della nostra opposizione alla proposta, firmata da oltre 230 organizzazioni, esperti e accademici per l’ambiente e per i diritti umani.
Milano, 2 marzo 2021
Obiettivo 30% in Aree Protette: un disastro per i popoli indigeni e la biodiversità
Signor Presidente Mario Draghi,
l’obiettivo di trasformare il 30% del pianeta in “Aree Protette” entro il 2030 sarà discusso al Congresso della IUCN nel prossimo mese di settembre, e deciso alla COP15 della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD).
Il target è stato presentato come una delle priorità per ridurre la perdita di biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici. Si tratta di un grave errore. Lungi dall’essere una soluzione miracolosa, le Aree Protette provocano gravi violazioni dei diritti umani dei popoli indigeni e delle comunità locali. E nulla oggi lascia pensare che in futuro sarà diverso.
La creazione di Aree Protette, soprattutto in Africa e Asia, segue un modello coloniale detto “conservazione-fortezza” che porta all’accaparramento di terra. I popoli indigeni che vivono in questi territori vengono sfrattati, picchiati, torturati, violentati o addirittura uccisi da guardaparco supportati dalle maggiori ONG della conservazione. L’espansione di questo modello per raggiungere il target del 30% rischia di danneggiare oltre 300 milioni di persone, tra le quali si contano le comunità più vulnerabili e rispettose dell’ambiente.
Le Aree Protette danneggiano anche la biodiversità che pretendono di voler proteggere. I popoli indigeni giocano infatti un ruolo cruciale nella protezione degli ecosistemi in cui vivono. Quando i loro diritti sui territori ancestrali sono garantiti, le loro conoscenze e stili di vita li rendono i migliori custodi della natura. Le evidenze scientifiche in merito sono schiaccianti. Tuttavia, l’attuale progetto di espansione delle Aree Protette non prevede nessuna garanzia per i popoli indigeni né per le comunità locali. Chiediamo che siano garantiti e rispettati i loro diritti territoriali, il diritto all’autodeterminazione e al Consenso Libero Previo e Informato.
L’Italia ha dichiarato il proprio appoggio all’obiettivo del 30% nel quadro della “Coalition of High Ambition for Nature and Peoples” e quest’anno, come da Lei ricordato, il paese ospiterà il G20 oltre che la Pre-Cop. Perciò sulle Sue spalle ricade una grande responsabilità.
Lei ha affermato che “proteggere il futuro dell’ambiente richiede un approccio nuovo”: ha ragione! Per questo La sollecitiamo ad abbandonare un modello di conservazione coloniale, razzista, responsabile di gravi abusi e oltretutto inefficace ai fini ambientali. È vitale che Lei usi la Sua leadership per assicurare che i diritti umani e territoriali dei popoli indigeni siano rispettati e che tutte le garanzie necessarie siano incluse.
I popoli indigeni sono i migliori conservazionisti e assicurare i loro diritti dev’essere il principale strumento di protezione della biodiversità. Per i popoli indigeni, per la natura, per tutta l’umanità.
Cordialmente,
Francesca Casella
Direttrice di Survival International Italia