Giornale chiede scusa ai Penan dopo averli accusati di incesto
23 maggio 2012
Questa pagina è stata creata nel 2012 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Un giornale malese è stato costretto a chiedere scusa dopo aver pubblicato un controverso articolo che accusava la tribù dei Penan di praticare l’incesto.
Questa è solo l’ultima di una serie di storie false e diffamatorie apparse sui Penan e sul loro stile di vita.
L’articolo di prima pagina, pubblicato sul tabloid in lingua malese Metro Ahad, si intitolava “Mia madre è mia moglie, mio padre è mio marito”, e raccontava come l’incesto sia una pratica comune nelle comunità nomadi penan che vivono nell’area di Ulu Baram.
In seguito alla denuncia alla polizia da parte di un leader penan che vive nell’area indicata, il giornale è stato costretto a smentire l’articolo e a scusarsi pubblicamente. “Noi, i Penan, condanniamo questo articolo, che è stato scritto basandosi su menzogne. Il risultato di questo pezzo è che ora la nostra comunità viene disprezzata; fa sembrare I Penan degli animali” ha commentato l’uomo, Balan Balang.
Le sue proteste hanno obbligato Metro Ahad ad ammettere: “Siamo stati informati che i Penan non praticano l’incesto”.
Gli echi della controversia nata intorno all’articolo pare che abbiano spinto il Primo Ministro del Sarawak, che è personalmente responsabile della distruzione della gran parte della foresta dei penan, a suggerire a tutti di non fare commenti negativi su nessuna razza.
Recentemente anche The Borneo Post, un periodico di proprietà della KTS (un’azienda del legno malese), ha pubblicato un altro scandaloso articolo che dava una falsa rappresentazione dei Penan.
L’articolo riportava in modo falso le parole di un leader penan che avrebbe dichiarato che la sua tribù non si sarebbe più opposta alla deforestazione né avrebbe più collaborato con i gruppi ambientalisti locali.
Per dimostrare che i Penan non sono più disposti ad accettare queste mistificazioni dei loro punti di vista, anche questo leader ha chiesto le scuse del giornale, dichiarando che quelle parole “mi sono state messe in bocca in modo irresponsabile e disonesto”.
Nota agli editori: