India: disastrosa politica di “integrazione” dei popoli indigeni
7 febbraio 2011
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Kantilal Bhuria, Ministro indiano agli Affari Tribali, ha annunciato di sostenere l’“integrazione” delle comunità tribali dell’India nella cultura “dominante” – una politica che si è sempre dimostrata fatalmente disastrosa.
Nel dossier Il progresso può uccidere Survival International denuncia il catastrofico impatto di politiche basate su un simile approccio. L’anno scorso, il parlamentare per le Isole Andamane Bishnu Pada Ray suscitò l’indignazione generale quando propose di ‘svezzare’ i bambini jarawa lontano dalla tribù d’origine per poterli “inserire drasticamente nella cultura dominante”. Oggi, il ministro responsabile dei quasi 90 milioni di indigeni che abitano nel paese sottolinea la necessità di integrarli tutti.
Da decenni la comunità internazionale non considera più accettabile l’idea di “integrare i popoli tribali nella cultura dominante”. E nessun governo nelle Americhe sostiene più la politica assimilazionista da più di vent’anni.
All’inizio di quest’anno, la Corte Suprema dell’India ha elogiato le tribù dell’India per “essere riuscite a preservare molte delle loro tradizioni tribali a dispetto di tante oppressioni e atrocità” e ha dichiarato che “le ingiustizie commesse contro il popolo tribale dell’India” costituiscono “un capitolo vergognoso della storia del nostro paese”. Ma questo “capitolo vergognoso” non si chiuderà se sarà perseguita la politica dell’assimilazione.
“L’idea di portare i popoli tribali all’interno della ‘cultura dominante’ è basata sulla vecchia convinzione che i governi sappiano cosa è meglio per loro” ha commentato il Direttore Generale di Survival International Stephen Corry. “Si tratta di un atteggiamento di stampo colonialista che porta alla presa del controllo delle terre degli indigeni e delle loro risorse. Un approccio che ha già distrutto molti popoli e ne minaccia oggi tanti altri.”