Survival lancia il boicottaggio mondiale delle riserve delle tigri in India
27 novembre 2017
Questa pagina è stata creata nel 2017 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Survival International ha lanciato il boicottaggio mondiale del turismo nelle riserve delle tigri dell’India. L’iniziativa continuerà fino a quando i diritti dei popoli tribali che vivono al loro interno non saranno pienamente ripristinati e rispettati.
Le autorità indiane preposte alla conservazione hanno vietato il riconoscimento dei diritti tribali nelle riserve delle tigri, suscitando una vasta condanna.
Decine di migliaia di tribali dell’India sono stati sfrattati illegalmente dai loro villaggi situati all’interno delle riserve delle tigri e sono oggi costretti a vivere in povertà e miseria ai margini della società dominante.
Il Forest Rights Act indiano garantisce ai popoli indigeni il diritto a vivere e proteggere la propria terra ancestrale.
Questi sfratti sono appoggiati da grandi organizzazioni della conservazione, come la Wildlife Conservation Society (WCS). La WCS ha portato avanti la richiesta di “trasferimento” delle tribù delle riserve delle tigri per decenni.
Molti popoli indigeni non sono consapevoli di avere il diritto di restare nella loro terra, perché le autorità forestali non li informano.
Background
- L’Autorità Nazionale per la Conservazione della Tigre (NTCA) ha emesso un’ordinanza che stabilisce che i diritti dei popoli indigeni non dovrebbero essere riconosciuti negli ambienti naturali cruciali per la sopravvivenza delle tigri. La NTCA non ha l’autorità legale per emanare una simile ordinanza, che rappresenta una grave violazione del Forest Rights Act.
- Nella prima riserva delle tigri in cui i popoli indigeni si sono visti riconoscere il diritto a restare, il numero delle tigri è aumentato ben oltre la media nazionale.
Madegowda, un attivista per i diritti indigeni della tribù dei Soliga, nell’India meridionale, ha condannato il divieto, definendolo una violazione dei “diritti umani e dei diritti indigeni perpetrata nel nome della conservazione della tigre. Le tribù, le tigri e la fauna selvatica possono vivere insieme, la coesistenza è possibile perché i popoli indigeni hanno una profonda conoscenza della biodiversità e sanno come proteggere la foresta e la fauna”.
Alcuni membri della tribù dei Jenu Kuruba, molti dei quali sono stati sfrattati dal Parco Nazionale di Nagarhole, hanno protestato contro l’ordinanza; se non sarà revocata, minacciano di bloccare la strada che conduce al parco. “Ci hanno sfrattato con il pretesto che facevamo rumore, che disturbavamo la foresta” ha dichiarato un Jenu Kuruba. “Ma ora ci sono molte jeep e veicoli turistici – e questo non è un disturbo per gli animali?”
Secondo il conservazionista Brajesh Dubey, “molte altre persone saranno trasferite perché il governo vuole dimostrare il suo interesse per le tigri… Ma è stato dimostrato che le comunità indigene contribuiscono a prevenire il bracconaggio e sono di aiuto ai progetti di conservazione."
Al contempo, migliaia di turisti ogni anno visitano le riserve delle tigri e all’interno di alcune sono stati approvati progetti industriali, come la costruzione di dighe e l’esplorazione mineraria per l’uranio.
“Un numero sempre maggiore di turisti è oggi consapevole che le riserve delle tigri in India celano un’ingiustizia profonda: lo sfratto illegale delle tribù operato nel nome della conservazione” ha dichiarato Stephen Corry, Direttore generale di Survival. “Vietando il riconoscimento dei diritti indigeni nelle riserve, il governo sta aggravando questa ingiustizia che colpisce coloro che vivono ancora al loro interno. Ecco perché chiediamo il boicottaggio di tutte le riserve delle tigri. Le autorità devono rendersi conto che le tigri possono essere salvate solo ottemperando alla legge e riconoscendo i diritti delle tribù – e che i turisti non vorranno recarsi in riserve che sono state svuotate dei loro legittimi proprietari.”