Botswana: elicottero spara sui Boscimani e poi precipita
12 agosto 2016
Questa pagina è stata creata nel 2016 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Un elicottero della polizia ha aperto il fuoco su un gruppo di Boscimani che stava cacciando antilopi per nutrire le proprie famiglie ed è poi precipitato. Sei funzionari sono rimasti feriti. La polizia stava applicando il divieto di caccia che vige nel paese. Nove Boscimani sono stati arrestati e poi denudati e picchiati mentre erano sotto custodia.
Il diritto dei Boscimani a vivere e cacciare per sussistenza nella loro terra ancestrale, nella Central Kalahari Game Reserve, è stato riconosciuto dalla Corte Suprema del Botswana.
Nonostante questo, il governo del paese continua a etichettarli come “bracconieri” e, per perseguitare loro e il loro stile di vita, ora adotta tecnologie militari avanzate. Questo approccio militarizzato alla conservazione riflette una tendenza globale che preoccupa molti attivisti per i diritti umani.
I Boscimani sono accusati di “bracconaggio” solo perché cacciano per nutrire le loro famiglie e per questo rischiano arresti, pestaggi, torture e morte mentre i grandi cacciatori di trofei vengono incoraggiati a cacciare per sport.
Oltre agli elicotteri, il Botswana usa anche aerei dotati di innovativi sensori di calore in comunicazione con le guardie armate al suolo. L’obiettivo dichiarato è quello di fermare i bracconieri, ma le terre dei Boscimani non sono “vergini” e nella riserva – originariamente creata per permettere agli indigeni di continuare a cacciare – non ci sono né elefanti né rinoceronti.
Secondo l’esperto di conservazione Phil Marshall, “non c’è fauna selvatica rara o di particolare valore nella parte meridionale della riserva”. Tuttavia, il governo insiste nell’introdurre tecniche di conservazione molto severe per “proteggere” terre che i Boscimani hanno vissuto e gestito per millenni.
Nel 2014 il Botswana ha introdotto il “divieto di caccia” in tutta la nazione. Ma, mentre ci si accanisce sulla caccia di sussistenza praticata dai Boscimani, ai ricchi turisti è ancora permesso uccidere grandi animali per sport.
“Ora che usano gli aerei, per chiunque sarà difficile sopravvivere” ha dichiarato Jumanda Gakelebone, portavoce Boscimane.
“Le persone sono molto arrabbiate con il governo” ha detto un altro Boscimane, che preferisce restare anonimo. “Le persone hanno deciso che faranno di tutto per andare in tribunale. Non ci fidiamo del governo… Condanniamo con forza questo ultimo incidente e chiediamo alla comunità internazionale di intervenire. Nonostante quello che dice, il governo sta ancora combattendo contro i Boscimani.”
Queste nuove tattiche sono simili a quelle adottate dal Parco Nazionale di Kaziranga, in India, dove in soli 9 anni 62 persone sono state uccise in via extragiudiziale e, di recente, i guardaparco hanno sparato a un bambino di sette anni.
Survival ha documentato decine di abusi dei diritti umani perpetrati contro i Boscimani dai guardaparco nel Kalahari. Dalla ricerca emerge che prendere i mira i cacciatori indigeni distoglie l’attenzione dalla lotta ai veri bracconieri – criminali che cospirano con funzionari corrotti.
All’inizio del 2016, Survival ha lanciato la campagna ‘Botswana50’ per chiedere che ai Boscimani sia permesso di tornare nelle loro terre prima del cinquantesimo anniversario del paese, che sarà celebrato a settembre. Le prove dimostrano che i popoli indigeni sanno prendersi cura dei loro ambienti meglio di chiunque altro. Sono i migliori conservazionisti e custodi del mondo naturale.
Alla campagna di Survival si sono unite celebrità come Dominic West, Gillian Anderson, Mark Rylance, Julian Lennon e Quentin Blake.
“Come se i Boscimani non avessero già sofferto abbastanza, ora devono affrontare anche il rischio che gli elicotteri della polizia sparino contro di loro a vista” ha dichiarato il Direttore generale di Survival International, Stephen Corry. “Il Generale Khama e il suo governo dovrebbero vergognarsi per aver implementato questa crudeltà al di sopra della legge, e dovrebbero vergognarsi anche le grandi organizzazioni per la conservazione che non si esprimono contro questo approccio. La politica dello ‘sparare a vista’ è immorale, è un inganno ed è anche controproducente. Prendere di mira i cacciatori indigeni danneggia la conservazione. Quante altre persone dovranno morire inutilmente prima che i conservazionisti se ne accorgano?”