TV da baraccone: emittente australiana colpevole di razzismo

24 giugno 2014

Il Tribunale federale australiano ha confermato la sentenza che aveva giudicato l’emittente Channel 7 colpevole di aver violato la “clausola sul razzismo” nel programma Sunday Night dedicato ai Suruwaha. © Channel 7

Questa pagina è stata creata nel 2014 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

L’emittente australiana Channel 7 è stata ritenuta colpevole di razzismo per aver trasmesso un reportage su una tribù amazzonica talmente estremo da essere etichettato come ‘TV da baraccone da Survival International’, il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni.

Con una storica sentenza, nel settembre 2012 l’Authority che regola gli organi di stampa australiani, ACMA, aveva riconosciuto Channel 7 colpevole di “provocare intensa avversione, serio disprezzo e grave dileggio contro una persona o un gruppo” e di aver trasmesso materiale inaccurato. Channel 7 aveva chiesto il controllo giurisdizionale, ma oggi il Tribunale federale ha confermato la sentenza.

ll reportage dell’ “avventuriero” Paul Raffaele e dell’inviato Tim Noonan aveva descritto i Suruwaha del Brasile come “assassini di bambini", “reliquie dell’Età della Pietra” e “i peggiori violatori dei diritti umani nel mondo”.

Un uomo Suruwaha aveva dichiarato a Survival che il programma conteneva menzogne sulla tribù. “Mentono sul nostro conto, noi non assassiniamo i bambini” aveva raccontato. “Paul e Tim hanno mentito. Hanno portato molto lontano le riprese che hanno filmato qui, per mostrarle a JOCUM (un’organizzazione missionaria evangelica e fondamentalista) e raccontare bugie su di noi.”

“(Paul Raffaele) è una cattiva persona; ci ha fatto davvero soffrire” ha aggiunto. “Come ha potuto trattare così male i Suruwaha?”

Il reportage ha descritto i Suruwaha come i 'peggiori violatori dei diritti umani nel mondo'. © Armando Soares Filho/FUNAI/Survival

Poichè Channel 7 si era rifiutata di diffondere una rettifica, Survival aveva inoltrato un reclamo all’ACMA. L’emittente non aveva fatto ricorso in merito all’essenza della sentenza, ma aveva chiesto al tribunale di riconoscere che diverse affermazioni contenute nel reportage non pretendevano di essere basate su dati di fatto. Oggi un giudice ha respinto questo tentativo di ribaltare il verdetto dell’ACMA, e la sentenza è stata confermata.

I Suruwaha erano già stati presi di mira dai missionari fondamentalisti, che avevano diffuso la falsa notizia che la tribù praticasse regolarmente l’infanticidio. I missionari avevano fatto anche pressione sul Congresso del Brasile per l’approvazione di una legge che autorizzasse l’allontanamento dei bambini indiani dalle loro famiglie.

Sul suo sito internet, Channel 7 raccoglieva apertamente fondi per sostenere l’organizzazione evangelica collegata alla campagna.

“I popoli indigeni sono stati accusati di ‘barbarie’ fin dall’arrivo dei primi colonizzatori, che in questo modo pretendevano di giustificare le crudeltà dell’imperialismo” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “Purtroppo il mito del ‘cattivo selvaggio’ sta tornando, ed è pericoloso ora esattamente come lo era in passato. Oggi non esistono scuse che possano giustificare la presenza nei media di questi pregiudizi estremi.”

Nota ai redattori:

- Survival contesta la descrizione dei popoli indigeni come “primitivi”, “violenti” o “arretrati”. Survival crede che i popoli indigeni non siano né più né meno violenti degli Occidentali.

- Leggi qui per saperne di più sul mito del “cattivo selvaggio” e sulle critiche mosse da Survival a popolari “divulgatori scientifici” come Steven Pinker, Napoleon Chagnon e Jared Diamond.

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