Botswana: divieto di caccia per i Boscimani affamati ma non per i collezionisti di trofei
31 marzo 2014
Questa pagina è stata creata nel 2014 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
È un pesce d’aprile? Leggi fino in fondo per scoprirlo
Il Presidente del Botswana Khama ha vietato ogni tipo di caccia nel paese: il divieto si estende anche ai Boscimani che cacciano per nutrire le loro famiglie, mentre è stata fatta un’eccezione per i collezionisti di trofei che pagano fino a 8.000 dollari per cacciare giraffe e zebre.
I turisti benestanti, infatti, vengono incoraggiati a visitare il Botswana per cacciare grossa selvaggina nei ranch privati, che sono stati esentati dal divieto. Invece i Boscimani della Central Kalahari Game Reserve del Botswana, che cacciano da millenni con lance, archi e frecce, vengono arrestati, picchiati e imprigionati perché cacciano per sostentarsi.
Il divieto viola apertamente una storica sentenza del 2006 della Corte Suprema del Bostwana, che ha riconosciuto ai Boscimani il diritto a cacciare nella propria terra ancestrale all’interno della riserva. In febbraio il Presidente Khama è stato tra gli ospiti d’onore alla conferenza internazionale di Londra contro il bracconaggio, a fianco del Principe Carlo e William. In quella occasione il Principe William ha lanciato la United for Wildlife, una campagna che unisce sette grandi organizzazioni ambientaliste, tra cui anche l’americana Conservation International (CI). Il Presidente Khama è membro del direttivo di CI.
Alcune delle comunità interessate dal divieto del 2014 hanno ricevuto pacchi di alimenti, ma i Boscimani della riserva sono stati lasciati a morire di fame, senza alcuna assistenza da parte del governo. Per assurdo, l’Organizzazione del Turismo del Botswana utilizza immagini di cacciatori Boscimani per attirare i turisti e, in modo particolare, i cacciatori di grandi animali. Survival chiede il boicottaggio del turismo in Botswana.
Roy Sesana, leader della tribù, ha spiegato il profondo significato che la caccia riveste per i popoli indigeni come i Boscimani. “Sono cresciuto come un cacciatore. Tutti i ragazzi e gli uomini del mio popolo erano cacciatori. Cacciare vuol dire cercare e parlare agli animali. Noi non rubiamo. Noi andiamo e chiediamo. Sistemiamo una trappola, o camminiamo con l’arco e una lancia. Possono volerci giorni interi. Finalmente vedi le tracce dell’antilope. Lei sa che sei tu sei lì, lei sa che ti deve dare la sua forza. Ma si mette a correre e tu devi inseguirla. Correndo, diventi come lei. La corsa può durare ore e, alla fine, ci fermiamo stremati entrambi. Allora le parli e la guardi negli occhi. È così che lei capisce che deve darti la sua energia, perchè i tuoi bambini possano sopravvivere.”
Di recente il direttore di Survival Stephen Corry ha denunciato che il movimento per la conservazione è stato fondato da sostenitori dell’eugenetica e di altre teorie di estrema destra, e che il primo parco nazionale fu istituito sulle terre dei popoli indigeni dopo che questi erano stati sfrattati.
“La scelta di proibire la caccia praticata per sfamare la propria famiglia, e permettere ai ricchi di cacciare per avere un trofeo è legata ad una lobby ancora molto radicata in credenze razziste sull’inferiorità dei popoli indigeni” ha commentato oggi Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “Il movimento per l’istituzione di parchi nazionali ha causato lo sfratto forzato, e spesso la completa distruzione, delle tribù che vivevano di quella terra. Oggi le immagini satellitari dimostrano che molti popoli indigeni sono i migliori conservazionisti al mondo, ma nonostante questo vengono ancora perseguitati e annientati. Questa non è “conservazione”, è solo un vecchio crimine colonialista ed è tempo che le organizzazioni responsabili vi si oppongano. Oggi, però, si nascondo dietro politiche vuote mentre continuano a sostenere governi colpevoli di questi comportamenti disumani.”
Risposta: questo NON è un pesce d’aprile
Partecipa alla campagna di Survival. Approfondisci.