Brasile: quel missionario evangelico che ha accesso alle terre dei popoli incontattati
Di Fiona Watson, Direttrice del Dipartimento Ricerca e Advocacy di Survival International
Il governo di Jair Bolsonaro, autoritario presidente brasiliano di estrema destra, ha recentemente confermato la nomina di un missionario evangelico a capo dell’unità del FUNAI incaricata di proteggere le tribù incontattate. Il FUNAI è l’agenzia federale agli affari indigeni.
Scrivi subito al Ministero della Giustizia brasiliano per far revocare questa nomina pericolosa
Ricardo Lopes Dias è legato a New Tribes Mission (NTM), una delle più grandi ed estremiste organizzazioni missionarie, il cui obiettivo è contattare ed evangelizzare a qualsiasi costo i popoli incontattati del mondo, che a loro piaccia o meno.
In una registrazione audio diffusa recentemente, il figlio del presidente di NTM in Brasile spiega che l’organizzazione ha fatto diretta pressione per la nomina di Lopes Dias.
Un gruppo di pubblici ministeri ha chiesto ai giudici di sospendere la nomina di Lopes Dias perché costituisce un reale “rischio di etnocidio e genocidio” per le tribù incontattate. Severe critiche sono arrivate anche dalle organizzazioni indigene brasiliane e dagli esperti. Joênia Wapixana, prima donna indigena del Brasile deputata al Congresso, ha dichiarato: “Le tribù incontattate hanno bisogno di protezione, non di un altro processo di colonizzazione!”.
La controversa nomina di Lopes Dias firma davvero una condanna a morte per la maggior parte delle tribù incontattate del mondo, che vivono nell’Amazzonia brasiliana. Si calcolano oltre 100 gruppi diversi e molti di loro vivono in fuga nel tentativo di evitare il contatto con chi è intento a saccheggiare e derubare le loro terre. Sono i popoli più vulnerabili del pianeta e non hanno difese immunitarie verso malattie comuni introdotte dall’esterno. Purtroppo, la storia insegna che intere tribù possono essere sterminate proprio a seguito del primo contatto, che questi popoli hanno reso ben chiaro di non volere. A proteggerli dal contatto forzato è anche la legge internazionale, che però spesso non viene rispettata.
Dopo una serie di disastrosi contatti effettuati negli anni ‘70 e ‘80, per oltre 30 anni la politica del Brasile è stata quella di non contattare le tribù isolate per non compromettere la loro sicurezza. A quell’epoca, Sydney Possuelo, ex capo dell’unità per le tribù incontattate del FUNAI, condusse molte spedizioni di primo contatto: “Credevo che fosse possibile stabilire il contatto senza provocare dolore o morte. Avevo organizzato tutto… Avevo istituito un sistema con dottori e infermieri. Avevo fatto scorta di medicinali per combattere le epidemie che subentrano sempre. Avevo dei veicoli, un elicottero, radio e personale esperto. ‘Non permetterò che muoia nemmeno un solo Indiano’, mi dicevo. E il contatto arrivò, arrivarono le malattie, e gli Indiani morirono”.
Unisciti a noi per aiutarci a fermare il genocidio in Brasile #StopBrazilsGenocide
New Tribes Mission vuole ribaltare questa politica cruciale. Edward Luz, suo presidente in Brasile, ha dichiarato alla BBC che i missionari dovrebbero essere liberi di operare in qualsiasi villaggio indigeno, e anche di contattare le comunità incontattate. “Dobbiamo redigere una policy per approcciare questi popoli [incontattati]” ha spiegato.
Istituita nel 1943, i fondatori di NTM dichiararono: “Mettiamo a rischio le nostre vite e giochiamo il tutto per tutto per Cristo, con incrollabile determinazione fino a quando non avremo raggiunto l’ultima tribù, ovunque essa si trovi”. Il suo quartier generale è negli Stati Uniti, ed è qui che raccoglie grandi somme di denaro per finanziare il suo impero mondiale. Di recente, ha cambiato il suo nome in “Ethnos360”, forse nel tentativo di ripulire la sua immagine.
I suoi precedenti nel convertire le tribù incontattate costituiscono una triste storia di morte, malattia e collasso sociale, di cui molti indigeni soffrono ancora oggi le conseguenze. Uno dei suoi più tristemente noti e vergognosi contatti ha avuto luogo in Paraguay negli anni ‘70 e ‘80, durante la dittatura di Stroessner, quando un gruppo di missionari di New Tribes Mission organizzò una brutale “caccia all’uomo” per catturare i nomadi Ayoreo-Totobiegosode incontattati – il “popolo del luogo dei cinghiali”.
Gli Ayoreo furono trascinati fuori dalla foresta contro la loro volontà, ammassati in campi raccapriccianti, ridotti in schiavitù e dipendenza dai missionari, e costretti col terrore a rinunciare alle proprie credenze. Alcuni Ayoreo morirono nei giorni del contatto forzato per lo shock e le malattie contro cui non avevano difese immunitarie. Altri morirono in seguito, a causa di malattie che li affliggono ancora oggi. “Ritenevano che forzandoci a uscire dalla foresta potessimo essere salvati” ha raccontato Chagabi, leader Ayoreo, a Survival. “Non è quello che volevamo. Dopo il contatto, molti Ayoreo-Totobiegosode sono morti di malattia, di problemi respiratori, di tubercolosi.”
Dopo il contatto, il governo ha ceduto gran parte della foresta degli Ayoreo agli allevatori, un crimine reso possibile dal contatto forzato effettuato da New Tribes Mission, che li ha allontanati dalla loro terra.
Per decenni, dei missionari evangelici come quelli di NTM hanno operato con la complicità dei governi, contribuendo ben volentieri ai loro tentativi neocoloniali di minare i diritti collettivi dei popoli indigeni e integrarli nella società nazionale reinsediandoli a forza, distruggendo la loro identità e creando dipendenza. Secondo Dinaman, Indiano Tuxà del Brasile: “Non vogliono solo evangelizzarci, vogliono portare le comunità nell’ambiente urbano e liberare le nostre terre per le piantagioni di soia, l’attività mineraria e l’allevamento del bestiame”.
I missionari di NTM non denunciano mai, o ben raramente, le violazioni dei diritti umani, né usano la loro indubbia influenza sui governi per fermare il furto delle risorse indigene.
Operando spesso sotto i radar, le sette evangeliche hanno creato feudi virtuali in regioni del mondo remote, dove non c’è sorveglianza da parte delle autorità o ce n’è ben poca, così che non devono mai rendere conto a nessuno.
La loro brama di convertire a forza la gente al loro modello di cristianità non è solo arrogante, ma spaventosamente incosciente. A partire dai primi anni ’80, NTM effettuò vari tentativi segreti di contattare gli Zo’è, nel nord del Brasile, diffondendo influenza e malaria contro cui la tribù non aveva difese immunitarie. Tra il 1982 e il 1988, gli Zo’è persero circa un quarto della popolazione originale proprio in conseguenza delle epidemie.
Finalmente, nel 1991 il FUNAI espulse i missionari dalla terra della tribù ma, come al solito, NTM non si arrese. Due persone legate all’organizzazione aprirono una piccola base fuori dal territorio e persuasero alcuni Zo’è a stabilirsi là. Nel 2015 il pubblico ministero ha presentato un ricorso contro di loro accusandoli di usare gli Zo’è per raccogliere noci brasiliane e di tenerli in condizioni scioccanti, “simili alla schiavitù”.
Gli evangelici, generalmente, non hanno nulla a che spartire con popoli che vivono collettivamente delle loro terre e che non misurano ricchezza e felicità in base alla quantità di beni materiali che possiedono. E in effetti, una delle loro prime mosse è quella di spezzare lo stile di vita comunitario basato su condivisione e reciprocità. Questo minaccia progressivamente la coesione sociale e indebolisce la resistenza, depoliticizzando le comunità per far loro accettare lo status quo, per quanto negativo, e farli focalizzare sulla conversione e la vita nell’aldilà.
Instillare paura e senso di colpa è una componente essenziale della relazione iniqua che si stabilisce tra molti missionari evangelici e i popoli indigeni da poco contattati. Raramente queste tribù possono fare scelte libere e consapevoli sull’accettare o meno i missionari e la loro religione.
Unisciti a noi per aiutarci a fermare il genocidio in Brasile #StopBrazilsGenocide
I missionari raggiungono comunità indigene remote senza essere stati invitati, carichi di merci e medicine, ed equipaggiati di tecnologie costose, come ricetrasmittenti, telefoni satellitari, motori fuoribordo e velivoli ultraleggeri. Facilmente vengono percepiti come persone ricche e potenti pronte solo ad aiutare.
Nei suoi articoli, lo scrittore Norman Lewis racconta di come alcuni missionari evangelici estremisti creavano desiderio e poi dipendenza dai beni e dalle medicine distribuite inizialmente a pioggia, per poi concederli solo in cambio di manovalanza mal pagata o gratuita (gli facevano costruire piste di atterraggio, coltivare gli orti dei missionari e pulire le loro case e le scuole).
Nel suo libro la “Caduta del cielo” Davi Kopenawa, portavoce degli Yanomami, racconta di come la sua comunità fosse stata costretta a costruire una pista d’atterraggio nella foresta per gli aerei di New Tribes Mission: “I nostri padri hanno sgobbato davvero molto per aprire questa pista… era penoso vederli per giorni e giorni sotto il sole rovente abbattere dei grandi alberi usando solo un’ascia… Quando un uomo si fermava per riposarsi un po’, si arrabbiava e gridava: ‘Torna al lavoro! Non rimanere senza fare niente! Se non lavori, non riceverai nulla!’”. Davi critica aspramente i missionari di NTM che continuavano a dire agli Yanomami: “Non masticate foglie di tabacco! È peccato, la vostra bocca si brucerà! Non inalate la polvere di yãkoana, il vostro petto diventerà nero di peccato”.
Uno di questi missionari, che aveva già messo incinta una giovane donna sposata, cominciò a dormire con una ragazza yanomami. “Ero furioso che pretendesse ancora di far parte della gente di Teosi! [Dio]” scrive Davi. “Ci aveva proprio ingannato con tutte le sue menzogne!” La risposta di NTM fu semplicemente quella di licenziare il missionario, che in seguito si mise a lavorare per il FUNAI.
Controllando e addirittura negando l’accesso alle medicine e ai beni, i missionari manipolano bisogni e desideri e favoriscono alcuni individui rispetto ad altri per creare divisioni e gerarchie tra le comunità, dove i convertiti detengono il potere e il denaro in una relazione del tipo padrone-cliente.
Alle elezioni presidenziali dello scorso ottobre, hanno votato per Bolsonaro il doppio degli evangelici che hanno votato per il suo rivale più prossimo. È probabile che molti siano stati incoraggiati da questa sua dichiarazione: “Dio sopra ogni cosa. Non esiste lo stato laico. Lo stato è cristiano, e qualunque minoranza si opponga, deve cambiare”.
Gli evangelici sono un blocco significativo e compatto al congresso, e alcuni hanno un considerevole potere politico, come Damares Alves, pastora evangelica che Bolsonaro ha nominato Ministro per le Donne, la Famiglia e i Diritti Umani. Dopo l’elezione di Bolsonaro, non ha nascosto il suo punto di vista secondo cui “per la Chiesa” era arrivato il momento “di governare”, e ha messo in discussione la politica del Brasile di non forzare il contatto con le tribù incontattate.
Alves è la fondatrice di Atini, una Ong che sta dietro a un controverso progetto di legge proposto al Congresso. Se approvato, potrebbe dare allo stato il potere di sottrarre i bambini indigeni alle loro comunità sulla base anche di un mero sospetto che ci sia il rischio che vengano effettuate pratiche che lo stato ritiene pericolose. I gruppi evangelici sono noti per rimuovere i bambini indigeni dalle loro comunità con ogni genere di pretesti. È facile quindi capire come questa legge possa essere manipolata da missionari zelanti per dar vita a una nuova “generazione rubata”, come quella dei bambini Aborigeni Australiani tolti con la forza alle loro famiglie nel secolo scorso, con conseguenze devastanti.
Per governi come quello di Bolsonaro, è vantaggioso lasciare i missionari evangelici a briglia sciolta perchè essi portano avanti efficacemente il loro programma, che è quello di minare i diritti indigeni, spesso sotto la cortina di fumo del fornire servizi di base alle comunità. La presbiteriana “Missão Evangélica Caiuá”, che ha forti legami con il blocco evangelico al Congresso del Brasile, ha ricevuto milioni di dollari dallo stato per fornire assistenza sanitaria ai popoli indigeni, incluso il lontano popolo Yanomami, che conta alcune comunità incontattate.
Includere tutte le religioni dovrebbe essere compito di ogni vibrante democrazia, e la Costituzione del Brasile difende il diritto dei popoli indigeni a seguire i propri credo. Come per tutti i popoli indigeni, i credi delle tribù incontattate sono basati sul rispetto e sulla conoscenza profonda del mondo naturale e, come gli scienziati stanno riconoscendo sempre più, giocano un ruolo fondamentale nel conservare le foreste pluviali e altri biomi minacciati. Minare i sistemi dei valori e delle credenze indigeni mina quindi anche la lotta ai cambiamenti climatici.
Allarmati per la crescita dell’influenza evangelica in Brasile, le organizzazioni indigene e i leader hanno diffuso il manifesto “Più sciamani, meno intolleranza” in cui si legge: “Oggi siamo testimoni di nuove crociate di intolleranza, specialmente tra le missioni protestanti. Si schierano con i nemici dei popoli indigeni per portargli via l’anima… Questa corsa coloniale provoca ancora oggi, forse come mai prima, una disputa per le anime dietro cui si nascondono potere, denaro, controllo del territorio e mercati di anime”.
Sopravvissute a innumerevoli attacchi genocidi per più di cinquecento anni, la posta in gioco per le tribù incontattate non potrebbe essere più alta.
Per il loro bene, dobbiamo difendere la politica brasiliana del non-contatto, e denunciare e condannare qualsiasi tentativo che gli estremisti evangelici possano ideare per sovvertirla.
Scrivi ora al Ministero della Giustizia brasiliano per fermare questa mossa pericolosa
Unisciti a noi per aiutarci a fermare il genocidio in Brasile #StopBrazilsGenocide
Condividi questo video sui tuoi social.