I Dongria Kondh delle colline di Niyamgiri hanno vinto un’eroica battaglia contro il gigante minerario Vedanta Resources, salvando la loro montagna sacra.
Nel 2013 la Corte Suprema ha riconosciuto ai Dongria il diritto di decidere se effettuare scavi minerari nella Montagna della Legge. Il “No” con cui i Dongria hanno risposto è stato inequivocabile.
La vittoria alla “Davide contro Golia” dei Dongria Kondh contro il gigante minerario Vedanta Resources è stato di ispirazione per milioni di persone. La tribù ha infatti votato per salvare le colline di Niyamgiri e il loro stile di vita autosufficiente. Oggi, però, le loro vite e le loro terre sono nuovamente in pericolo: la polizia perseguita i loro leader e li arresta con false accuse. Secondo i Dongria, il governo sta cercando di distruggere la loro comunità per aprire la strada alle attività minerarie.
I discendenti reali del Dio della montagna
Le colline di Niyamgiri – nello stato di Odisha, nell’India orientale – sono il territorio ancestrale dei Dongria Kondh. Niyamgiri è una zona collinare coperta di dense foreste, gole profonde e ruscelli impetuosi. Essere un Dongria Kondh vuol dire coltivare le fertili vallate delle colline, raccoglierne i prodotti, venerare il dio della montagna, Niyam Raja, e le colline da lui governate, come la Montagna della Legge Niyam Dongar, alta 4.000 metri.
Per un decennio, però, circa 8.000 Dongria hanno vissuto sotto la minaccia dei progetti della compagnia Vedanta Resources, che avrebbe voluto estrarre dalle loro colline bauxite per un valore stimato di 2 miliardi di dollari.
La compagnia pianificava di aprire una miniera a cielo aperto che avrebbe violato Niyam Dongar, interrotto il corso dei fiumi e segnato la fine dei Dongria Kondh come popolo.
“Niyam Raja è il nostro dio e noi lo veneriamo.”
La profonda venerazione che i Dongria hanno per le loro divinità, per le colline e i corsi d’acqua pervade ogni aspetto della loro vita. Persino le loro espressioni artistiche rispecchiano le montagne: dai disegni triangolari trovati nei templi alle divinità dei villaggi, delle coltivazioni e delle foreste, fino a Niyam Raja, la divinità che li governa. Il nome della tribù deriva da “dongar” – che significa “collina”-, e si riferiscono a loro stessi come “Jharnia”, ovvero “protettori dei torrenti”. I Dongria si adornano di gioielli, tatuaggi e pettinature particolari. Le donne portano molti orecchini e tre anelli al naso, mentre i ragazzi ne hanno due. Le giovani dongria sfoggiano anche mollette nei capelli, e anelli e perline al collo.
Vivere da re
I Dongria vivono in villaggi disseminati lungo le colline. Credono che Niyam Raja, di cui sono i discendenti reali, abbia dato loro il diritto di coltivare lungo i pendii. Hanno una conoscenza prodonda delle loro foreste, delle piante e della selvaggina. Dalle foreste raccolgono cibi selvatici come il mango, l’ananas, il jackfuit e il miele. Sono abbondanti anche alcune rare erbe medicinali che i Dongria usano per trattare diverse malattie come l’artite, la dissenteria, le fratture, la malaria e i morsi di serpente.
Nella foresta i Dongria hanno anche frutteti in cui coltivano arance, banane, zenzero, papaia dolce e la resina aromatica jhunu; tutti questi prodotti vengono poi venduti nei mercati locali. Secondo uno studio recente, i Dongria raccolgono circa 200 alimenti diversi dalla foresta e nei loro orti coltivano oltre un centinaio di prodotti. Questa straordinaria diversità li sostiene per tutto l’anno: difficilmente hanno bisogno di cibo o beni che provengono da oltre le colline. La tribù alleva anche polli, maiali, capre e bufali. Gli uomini Dongria raccolgono il succo di sago dalle palme giganti della foresta: è una bevanda che fornisce loro energia per le lunghe escursioni attraverso le colline di Niyamgiri.
Curiosamente, la compagnia mineraria Vedanta ha affermato che si tratta di una “terra vergine; che lì non c’è stata alcuna interferenza umana”.
Sacrifici e cerimonie
Tradizionalmente, i sacrifici si compiono nei villaggi o in cima alla montagna, prima della semina e dopo il raccolto. Ogni villaggio ha luoghi specifici destinati ai sacrifici e alla venerazione delle divinità madri Dharni, di Niyam Raja e delle altre divinità delle colline. In ogni abitazione c’è anche uno spazio consacrato alla preghiera delle numerose divinità domestiche e locali. Vengono sacrificati polli, capre maiali e soprattutto bufali. I Dongria Kondh non hanno un unico leader politico o religioso rappresentativo di tutto il popolo: ogni clan e ogni villaggio ha il suo leader e alcune personalità con compiti cerimoniali specifici, come i beju e bejuni, rispettivamente sacerdoti e sacerdotesse. I Dongria credono che gli animali, le piante, i corsi d’acqua, le montagne e altri luoghi specifici abbiano una forza vitale, un’anima, jela, che deriva dalle divinità madri.
Custodi dei corsi d’acqua
La minaccia della miniera
Fino a poco tempo fa, Vedanta Resources era una delle 100 società più capitalizzate quotate allo Stock Exchange di Londra (FTSE-100). È stata fondata dal miliardario indiano Anil Agarwal, che ne è il presidente e possiede più del 50% delle quote azionarie. Se la miniera fosse stata costruita, i Dongria avrebbero subito perdite incommensurabili, tra cui la loro eccellente salute, l’autosufficienza, l’identità di popolo e la dettagliata conoscenza dell’ambiente circostante. Un’ampia parte dei profitti sarebbero andati a un solo uomo: Anil Agarwal.
“Dove andranno i nostri figli? Come sopravviveremo? No, non cederemo mai la nostra montagna!”
La raffineria illegale
Salute
Secondo i Kondh, l’inquinamento causato dalla raffineria è responsabile di problemi alla pelle, malattie del bestiame e danni alle coltivazioni. Il “fango rosso”, una fanghiglia tossica che è il principale prodotto di scarto della raffineria, si asciuga al sole trasformandosi in una polvere molto fine. Gli ispettori governativi specialisti di inquinamento parlano di una “contaminazione della falda acquifera” provocata da “allarmanti” e “continue” infiltrazioni di fango rosso. I rifiuti tossici si sono infiltrati anche nel fiume Vamsadhara.
Danni ambientali
Resistenza
La protesta dei Dongria contro Vedanta si è svolta a livello locale, nazionale e internazionale. Gli indigeni hanno eretto blocchi stradali, hanno formato una catena umana intorno alla Montagna della Legge e hanno persino dato fuoco a una jeep della compagnia che stava attraversando l’altopiano sacro della montagna. Ma finchè ai piedi delle colline esisterà la raffineria, non considereranno davvero salva la loro montagna, e non smetteranno di lottare. La determinazione e la tenacia dimostrata dai Dongria ha fatto guadagnare loro una popolarità internazionale. Sono stati d’ispirazione per altri popoli indigeni del paese e del mondo.
Le pressioni e il sostegno di Survival
Survival ha sostenuto i Dongria, e ha fatto pressione sul governo indiano e su quello britannico affinché la miniera venisse fermata. Abbiamo presentato rapporti dettagliati alle Nazioni Unite e all’OCSE. Abbiamo fornito assistenza legale ai Dongria, e i nostri ricercatori hanno passato molti giorni a parlare con le loro comunità (sono stati anche minacciati e aggrediti da “gorilla” pro-miniera). Il nostro film sulla lotta della tribù – “Mine, storia di una montagna sacra” – ha avuto ampia diffusione su Internet.
La nostra attività di pressione ha convinto diversi azionisti importanti, tra cui il governo di Norvegia e la Chiesa d’Inghilterra, a disinvestire dalla compagnia. “Vedanta non ha mostrato il livello di rispetto per i diritti umani e le comunità locali che ci saremmo aspettati” ha dichiarato la Chiesa d’Inghilterra, “e temiamo non lo farà nemmeno in futuro.” Il governo britannico ha stabilito che Vedanta “non ha rispettato i diritti dei Dongria Kondh” e “non ha considerato l’impatto della costruzione della miniera sui diritti della tribù”. L’indagine si è chiusa con la conclusione che “un cambio d’atteggiamento da parte della compagnia” era “essenziale”.Il sostegno delle celebrità
Survival ha raccolto il sostegno di celebrità come Joanna Lumley, Michael Palin e Claudio Santamaria. Si sono schierate in favore della tribù anche l’attivista per i diritti umani Bianca Jagger e la vincitrice del Booker Prize Arundhati Roy. Da anni il pronipote di Charles Darwin, l’antropologo Felix Padel, studia e vive con la tribù, e sostiene la loro causa.
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