Guarani: madre di tre figli falciati sulla strada guida la rioccupazione della terra ancestrale

18 settembre 2013

La comunità guarani di Apy Ka’y è tornata alla sua terra ancestrale, occupata da una piantagione di canna da zucchero, nonostante le minacce di morte di uomini armati. © Tonico Benites/Survival

Questa pagina è stata creata nel 2013 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.

I Guarani hanno portato a termine una coraggiosa “retomada” (rioccupazione) della piantagione di canna da zucchero che ha preso il posto della loro terra ancestrale. Il gruppo è guidato da una leader donna che ha perso il marito e tre figli sulla strada accanto a cui sono stati costretti vivere per dieci anni.

Il loro misero accampamento era andato distrutto in un misterioso incendio divampato il mese scorso, e un gruppo di uomini armati minacciava di ucciderli. Le fiamme avevano già distrutto lo stesso accampamento nel 2009.

In una dichiarazione rilasciata lunedì, Damiana Cavanha, leader della comunità di Apy Ka’y, ha detto: “Abbiamo deciso di rioccupare quella parte della nostra terra ancestrale dove c’è un pozzo di acqua potabile e un piccolo lembo di foresta.”

“Abbiamo deciso di tornare nella terra in cui sono sepolti i nostri bambini, falciati dai veicoli degli imprenditori agricoli; dove giacciono due dei nostri leader assassinati dai killer al soldo degli allevatori, e uno sciamano di settant’anni, morto per aver inalato i pesticidi spruzzati da un aereo.”

Damiana, leader della comunità di Apy Ka'y, tra i resti dell'accampamento distrutto da un incendio. © Spensy Pimentel/Survival

Da quando gli imprenditori agricoli sono arrivati nel Mato Grosso do Sul, almeno 15 anni fa, è la quarta volta che la comunità di Apy Ka’y rioccupa la sua “tekoha” (terra ancestrale). Ogni volta, gli imprenditori li hanno sfrattati di nuovo con la forza costringendo la comunità a vivere accampata sul ciglio della strada per dieci anni, tra pericoli e squallore.

I Guarani di Apy Ka’y stanno ora correndo un gravissimo rischio. Hanno già ricevuto tre minacce di morte e dicono che da quando hanno rioccupato l’area domenica scorsa, qualcuno ha già tentato di avvelenare la loro sorgente d’acqua.

Il ranch che si è preso la loro terra ha assunto una famigerata agenzia di sicurezza privata per intimidire gli Indiani. Un gruppo di pubblici ministeri brasiliani ha descritto l’agenzia, accusata di attaccare e uccidere i Guarani, come “una milizia privata” e ha chiesto la sua chiusura.

Un rapporto del 2009 sul trattamento riservato alla comunità e destinato al pubblico ministero, concludeva affermando “non è esagerazione parlare di genocidio”.

“Di fronte alle minacce di morte, alla perdita dei nostri cari e a così tanta sofferenza e dolore, abbiamo deciso di rioccupare la nostra terra, APYKA’I (Apy Ka’y) il 15 settembre 2013” ha aggiunto Damiana.

“Abbiamo deciso di lottare e morire per la nostra terra.”

I Guarani hanno vissuto sul ciglio di una strada per dieci anni. © Paul Patrick Borhaug/Survival

Situazioni come quella di Apy Ka’y non sono insolite per i Guarani del Brasile, che subiscono sempre più attacchi violenti da parte degli allevatori e imprenditori agricoli che occupano la loro terra ancestrale.

Deluse dall’inerzia del governo e dalla lentezza con cui le autorità procedono nella demarcazione delle loro terre prevista dalla legge, negli ultimi anni molte comunità hanno deciso di rioccupare le loro terre da sole.

“La mancata restituzione delle terre ai Guarani da parte del governo è vergognosa e illegale, e per gli Indiani è una vera catastrofe” ha commentato il direttore generale di Survival Stephen Corry. “La Presidente Rousseff è chiaramente in balia della lobby agricola, che è immensamente potente e influente, e sembra pronta a ignorare tranquillamente i suoi obblighi di legge. In queste circostanze, non sorprende che i Guarani stiano prendendo in mano la situazione. Hanno un disperato bisogno di sostegno, altrimenti, è molto probabile che saranno sfrattati e attaccati ancora.”

Nota agli editori:
- Scarica la dichiarazione integrale della comunità (traduzione in inglese, pdf, 50 kB).

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