Dimissioni e proteste per il nuovo libro di Chagnon, 'Noble Savages'
26 febbraio 2013
Questa pagina è stata creata nel 2013 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Il nuovo libro del controverso antropologo americano Napoleon Chagnon ha scatenato un’ondata di proteste tra gli esperti e gli Indiani Yanomami.
- Marshall Sahlins, “l’antropologo vivente oggi più rispettato al mondo”, ha dato le sue dimissioni dall’Accademia Nazionale delle Scienze USA in segno di protesta per l’elezione di Chagnon all’Accademia. Tempo fa, Sahlins aveva già scritto sul Washington Post una critica feroce al lavoro di Chagnon.
- Davi Kopenawa, portavoce degli Yanomami del Brasile e Presidente dell’Associazione yanomami Hutukara, ha criticato il lavoro di Chagnon. “‘Gli Yanomami sono selvaggi!’ dice Chagnon di noi. Insegna falsità ai giovani studenti. ‘Vedete, gli Yanomami si uccidono per le donne’. Continua a dirlo. Ma cosa fanno i suoi leader? Credo che qualche anno fa il suo leader abbiano scatenato una grossa guerra – hanno ucciso migliaia di bambini, migliaia di ragazzi e ragazze. Questi grandi uomini hanno ucciso praticamente tutto. Questo è il popolo feroce, il vero popolo feroce. Lanciano bombe, sparano con le pistole e stanno distruggendo la Terra. Noi non lo facciamo…”
- Un vasto gruppo di antropologi, ognuno dei quali ha lavorato con gli Yanomami per molti anni, ha diffuso una dichiarazione che contesta il giudizio di Chagnon secondo cui la tribù sarebbe “feroce” e “violenta”. Il gruppo, al contrario, descrive gli Yanomami come “generalmente pacifici”.
- Stephen Corry, direttore di Survival International, ha dichiarato: “Il lavoro di Chagnon è stato spesso utilizzato da scrittori come Jared Diamond e Steven Pinker che vogliono descrivere i popoli tribali come ‘cattivi selvaggi’ – molto più violenti di ‘noi’. Ma nessuno di loro ammette che le sue principali scoperte sulla ‘violenza’ degli Yanomami sono state screditate da tempo".
L’autobiografia di Napoleon Chagnon “Noble Savages: My Life Among Two Dangerous Tribes – the Yanomamö and the Anthropologists” (Nobili selvaggi: la mia vita tra due tribù pericolose – gli Yanomami e gli Antropologi) è stata appena pubblicata. Il suo libro “Yanomamö: The Fierce People" (Yanomami: il popolo feroce) del 1968 descriveva gli Yanomami come “scaltri, aggressivi e minacciosi” e affermava che “vivono in uno stato di belligeranza cronica”. È un libro di testo ancora largamente adottato nei corsi di laurea in antropologia.
Gli Yanomami vivono in Brasile e Venezuela, e sono la più grande tribù relativamente isolata del Sud America. Il loro territorio è protetto per legge, ma i cercatori d’oro illegali e gli allevatori continuano a invaderlo distruggendo la foresta e diffondendo malattie che negli anni ’80 hanno ucciso uno Yanomami brasiliano su cinque.
Il lavoro di Chagnon ha avuto importanti conseguenze sui diritti degli Yanomami. Alla fine degli anni ’70, chiaramente condizionata da quest’immagine degli Yanomami come uomini ostili, la dittatura militare brasiliana rifiutò di demarcare il loro territorio. Parimenti, negli anni ’90, il governo britannico rifiutò di finanziare un progetto educativo degli Yanomami sostenendo che tutti i progetti dovessero focalizzarsi sulla “riduzione della (loro) violenza”. Leggi i due documenti.
Il lavoro di Chagnon è stato citato recentemente anche nel libro molto controverso di Jared Diamond “Il Mondo fino a ieri” in cui l’autore afferma che la maggior parte dei popoli tribali, compresi gli Yanomami, vivono in uno stato di “continua belligeranza” e invoca l’imposizione del controllo dello stato per portare la pace.
“La tragedia più grande in questa storia” ha commentato oggi Stephen Corry, direttore di Survival International, “è che i veri Yanomami ne sono stati largamente esclusi, poiché i media hanno scelto di concentrarsi solo sui dettagli osceni del dibattito che infuria tra gli antropologi o sulle discusse caratterizzazioni di Chagnon. Di fatto il libro “Yanomamö: The Fierce People" ha avuto disatrose ripercussioni sia per gli Yanomami che per i popoli tribali in generale. Non c’è dubbio che sia stato usato contro di loro e che abbia riportato nel pensiero dominante il mito del ‘cattivo selvaggio’ in auge nel XIX secolo”.
Nota agli editori:
Le dichiarazioni integrali e ulteriori informazioni su questa controversia sono disponibili qui