Amazzonia: gli Indiani confermano il dilagare del disboscamento vicino alle tribù incontattate
19 settembre 2011
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Una recente spedizione in Amazzonia ha confermato che il disboscamento illegale in Perù sta continuando “a pieno ritmo, e che sta dilagando anche nel territorio brasiliano”.
Quindici Indiani appartenenti alle tribù degli Ashéninka del Perù e degli Asháninka del Brasile si sono uniti per indagare sulle attività illecite dei tagliaboschi lungo il confine.
In cinque giorni di ricerca hanno trovato prove del diffondersi della deforestazione illegale. Nell’area erano in funzione campi di disboscamento – e nel territorio degli Asháninka brasiliani c’erano alberi marchiati per l’abbattimento.
Il dilagare del disboscamento illegale a ridosso del confine tra i due paesi minaccia numerosi gruppi di Indiani incontattati che vivono nei dintorni. La foresta è la loro casa e la loro fonte di cibo; senza, non possono sopravvivere.
Gli Indiani incontattati sono anche vulnerabili alle malattie provenienti dall’esterno, verso cui hanno pochissime difese immunitarie. Il contatto con gli invasori potrebbe ucciderli.
Le prove rinvenute durante la spedizione sono state registrate su sistemi GPS e presentate alle autorità brasiliane. Il gruppo chiede un sistema di monitoraggio più efficace, rafforzato dalla piena partecipazione degli Indiani del luogo.
Il tasso di disboscamento illegale sul versante peruviano è allarmante e sta devastando l’area di confine. Gli Ashéninka del paese soffrono per la distruzione delle loro foreste e le minacce che gravano sui loro leader, impegnati nella difesa della terra.
“Quello che ci preoccupa di più è che le autorità non si sono ancora assunte le loro responsabilità” ha dichiarato un indiano Ashéninka. “Se non risolvono il problema, il nostro territorio continuerà a essere invaso e noi continueremo a ricevere minacce di morte”.
In luglio, il territorio degli Indiani incontattati vicino all’area in cui è stata effettuata la spedizione, è stato invaso dai trafficanti di droga e si temeva che potessero scoppiare violenze. La situazione rimane tesa perché si pensa che i trafficanti siano ancora nella regione.