Penan: “L’acqua della diga sommergerà le nostre terre”
23 settembre 2009
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I Penan arrestati la scorsa settimana di fronte agli uffici governativi del Sarawak, la parte malese del Borneo, hanno rilasciato una dichiarazione per esprimere le loro preoccupazioni in merito a una diga che potrebbe distruggere le loro vite.
I membri della tribù erano stati arrestati insieme ad altri nove indigeni e attivisti mentre cercavano di consegnare una lettera al Primo Ministro.
Ecco alcuni passi della dichiarazione:
”Non siamo venuti nella città di Kuching per diletto, bensì pieni di preoccupazione, ansietà e lacrime. Portiamo con noi il profondo dolore che affligge i cuori di tutti gli abitanti dei villaggi penan lungo il fiume Peleiran, profondamente preoccupati di quel che ne è stato delle loro vite sin dall’inizio della costruzione della diga Murum.”
“Se la costruzione proseguirà, l’acqua della diga sommergerà le nostre terre tradizionali ivi compresi i nostri villaggi, le nostre proprietà, gli orti, le risaie, i terreni agricoli, gli alberi da frutto, le nostre tombe… Le aree della foresta e le risorse che sostengono le nostre vite verranno distrutte. Saremo costretti a spostarci in un luogo che non conosciamo e che non è compatibile con le nostre condizioni di vita.”
Quella di Murum è la prima di una serie di dodici nuove dighe idroelettriche previste in Sarawak. È in fase di costruzione per mano della controversa impresa statale cinese “China Three Gorges Project Corporation”.
I quindici indigeni e attivisti arrestati sono stati accusati di “assembramento illegale” e dovranno comparire in tribunale il 29 settembre.
Survival ha scritto al governo malese chiedendo che tutti i capi d’accusa contro di loro vengano sospesi. Sta anche sollecitando il governo a bloccare la costruzione della diga, il disboscamento e le piantagioni di palme da olio sulla terra dei Penan effettuati senza il loro consenso.