Rapporto governativo conferma lo stupro delle giovani Penan da parte dei taglialegna
15 settembre 2009
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Un rapporto del governo malese conferma che donne e bambine penan di soli 10 anni sono state violentate e hanno subito abusi sessuali da parte degli operai delle compagnie di legname che operano nel Sarawak.
La notizia conferma le dichiarazioni già diffuse lo scorso anno ma ripetutamente smentite dai funzionari statali dell’epoca.
Chiamato a commentare le accuse, nell’ottobre scorso il Primo Ministro del Sarawak Abdul Taib Mahmud aveva affermato che si trattava di “menzogne” e di un tentativo di “sabotaggio”. Anche dopo la diffusione pubblica della notizia, il vice Primo Ministro Alfred Jabu, responsabile agli affari Penan, aveva messo in dubbio la credibilità delle informazioni. Il quotidiano “Borneo Post” riportava le sue parole: “Anche se si dice sia accaduto, non dovete dimenticare che dietro vi sono Ong ‘negative’.”
La notizia è stata rilasciata la scorsa settimana, a quasi un anno di distanza dalla pubblicazione della notizia da parte dei media. Sempre lo scorso anno, un gruppo governativo aveva visitato alcune comunità penan per investigare sulle denunce finendo con il dichiarare che “Le denunce circa gli abusi sessuali ai danni delle donne e delle giovani penan da parte di estranei in contatto con le comunità indigene, inclusi gli operai e i commercianti della compagnia di legname, sono indubitabilmente vere”.
I bambini della tribù dipendono spesso dalle compagnie di legname per andare e tornare da scuola. Le ragazzine penan avevano raccontato al team investigativo che capita spesso di subire abusi sessuali proprio durante il tragitto.
Secondo il rapporto, una ragazza avrebbe denunciato al team governativo di essere stata violentata dopo aver ricevuto un passaggio a bordo di un camion della compagnia di legname mentre si recava a scuola. Un'altra aveva avuto due figli a seguito degli stupri di un operaio che ripetutamente faceva irruzione nella sua camera.
La pubblicazione del rapporto giunge in un momento in cui centinaia di Penan stanno bloccando le strade per protestare contro l'abbattimento degli alberi e l’apertura di vaste piantagioni sulle loro terre. La distruzione delle foreste deruba i cacciatori-raccoglitori penan degli animali e delle piante con cui si nutrono e inquina i fiumi in cui pescano. Senza la foresta, molti Penan non sanno come procurarsi il cibo per le loro famiglie.