Il governo reprime le manifestazioni indigene - almeno 27 morti accertati
5 giugno 2009
Questa pagina è stata creata nel 2009 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
I rapporti parlano di almeno 20 morti tra gli Indiani e 7 tra la polizia. È il bilancio destinato a crescere della repressione violenta compiuta dalle autorità peruviane contro gli Indiani che avevano bloccato una superstrada nel nord del Perù. Moltissimi i feriti.
Survival chiede al presidente Garcia e al Governo peruviano di ritirare immediatamente tutte le forze armate dalle aree in cui gli indigeni stanno protestando, e di riconoscere e rispettare i loro diritti territoriali. Ricorrere dell’esercito per soffocare le proteste non fa altro che infiammare una situazione già difficile. Gli indigeni hanno bisogno che le autorità ascoltino e rispondano alle loro fondamentali e legittime preoccupazioni.
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Le proteste degli indigeni stanno ricevendo sostegno e solidarietà da un numero sempre più grande di settori della società civile: dalla Chiesa ai contadini, dai politici locali ai sindacati dei lavoratori.
Le manifestazioni hanno avuto inizio il 9 aprile scorso. Oggetto delle proteste sono le leggi e le politiche governative che violano i diritti dei popoli indigeni e facilitano la presa del controllo delle loro terre da parte degli estranei.
Le manifestazioni si stanno svolgendo ora in molte parti del paese, soprattutto in Amazzonia dove sono stati bloccati dei fiumi, è stato chiuso un ponte e sono state compiute molte marce. I manifestanti appartengono a molti e diversi gruppi indiani tra cui gli Achuar, gli Arabela, gli Asháninka, gli Awajún, gli Huambisa, i Quechua, i Matsigenka, gli Shawi e i Wampis.
Guidati dall’organizzazione degli indiani amazzonici AIDESEP, i manifestanti fanno sapere che non torneranno a casa finché il governo non avrà abrogato una serie di leggi. Frustrati per le risposte del governo, che vanno dall’invio dell’esercito al rifiuto di discutere le leggi contestate, alcuni gruppi indigeni minacciano di “radicalizzare” le loro proteste.
Il sei maggio, sul fiume Napo, nel nord del Perù, le barche delle compagnia anglo-francese Perenco avevano forzato il blocco con l’aiuto delle cannoniere della marina. Intimidite e spaventate, le popolazioni locali condannano la militarizzazione della regione.
L’AIDESEP è ora alla guida di una commissione chiamata “La commissione della lotta per la vita e la sovranità nazionale”, composta di diverse organizzazioni sociali. Una manifestazione nazionale è attesa per l’11 giungo.
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