I safari di caccia minacciano la tribù degli Hadzabe
28 giugno 2007
Questa pagina è stata creata nel 2007 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Sui cacciatori-raccoglitori hadzabe incombe la minaccia di uno sfratto forzato dalle loro terre ancestrali a beneficio di una società straniera che organizza safari di caccia.
La Tanzania UAE Safari Ltd, infatti, dietro la quale pare ci siano membri delle famiglie reali degli Emirati Arabi Uniti, sta trattando col Governo della Tanzania per ottenere una concessione di 3.975 kmq proprio nella Yaida Valley, dove gli Hadzabe (plurale di 'Hadza') vivono da millenni.
Se la concessione venisse accordata, gli Hadzabe non avrebbero più accesso alle loro risorse alimentari, come la selvaggina e i tuberi selvatici, e, con tutta probabilità, si ritroverebbero condannati alla fame e alla malattia.
Il mese scorso, nel corso si un incontro con i funzionari locali, due attivisti hadzabe erano stati arrestati (e poi rilasciati) per
aver cercato di esprimere la loro preoccupazione sul progetto
e il suo impatto sulla tribù.
Pare che gli Hadzabe stiano cercando una soluzione sostenibile coinvolgendo tutte le parti coinvolte; una soluzione che rispetti i diritti territoriali e lo stile di vita della tribù.
Gli Hadzabe contano fra i 1.500 e i 2.000 individui e sono una delle tribù più antiche dell'Africa; parlano una lingua a schiocco, come i Boscimani.
Poiché si tratta di un popolo di cacciatori-raccoglitori, per la loro sopravvivenza sono necessarie terra e risorse naturali in quantità adeguate. Fino agli anni Cinquanta sono sopravvissuti basandosi esclusivamente su queste due attività. Poiché vivono in piccoli accampamenti mobili, non hanno né "capi" né un'organizzazione politica formale.
Il Governo della Tanzania ha tentato più volte di sedentarizzarli e di convertirli all'agricoltura. Oggi la maggior parte di loro vive in insediamenti costituiti dalle caratteristiche capanne di paglia, ma si spostano ancora nel territorio circostante alla ricerca di cibo.
Non sorprende che nessuna delle coltivazioni tentate dagli Hadzabe abbia dato risultati a causa del clima caldo e secco, inadatto all'agricoltura. Un anziano hadza ha dichiarato a Survival: "Quando potevamo disporre della nostra terra, nessuno di noi è mai morto di fame; ma ora che ci hanno sottratto una parte così importante del nostro territorio, e che continuano a farlo, molti Hadzabe soffrono".
Come i Boscimani, anche gli Hadzabe vengono spesso dipinti dalla stampa come 'primitivi', come gli ultimi 'uomini dell'età della pietra'.
Da quasi due anni, Survival ha lanciato una grande campagna internazionale dal titolo "Il razzismo uccide i popoli tribali, stampiamocelo bene in testa" per informare i media dei gravi pericoli insiti in questo tipo di linguaggio sensazionalista. "Non si tratta banalmente di suggerire l'uso di parole politicamente corrette", spiega Francesca Casella, direttrice di Survival Italia, "bensì di scoraggiare una terminologia che rinforza la falsa idea che questi popoli siano rimasti immutati per generazioni, con gravi conseguenze sulle loro stesse vite".
"Questa percezione, infatti, che risale all'epoca coloniale, è non solo scientificamente sbagliata ma è anche pericolosa perché alimenta pregiudizi utilizzati ancora oggi per legittimare la violazione dei loro diritti. Quante volte governi e multinazionali hanno costretto i popoli tribali a sedentarizzarsi "per il loro bene", per aiutarli a "stare al passo" col resto del mondo? Gli effetti di queste interferenze, che costituiscono una grave violazione del loro diritto di decidere liberamente del proprio futuro, sono sempre catastrofici: povertà, alcolismo, prostituzione, morte e malattia. Basti pensare a quello che è accaduto ai vicini e parenti degli Hadzabe, i Boscimani…"
"In realtà, tutte le società umane, sebbene in modi differenti, evolvono nel tempo, adattandosi costantemente ad un ambiente in perenne trasformazione: così anche i popoli tribali, che non sono meno moderni o contemporanei di quanto lo siamo noi. Essi semplicemente hanno stili di vita "diversi" dal nostro, ma altrettanto sofisticati."
Alla campagna di Survival hanno già aderito giornalisti ed editori di fama mondiale. Per ulteriori informazioni (in inglese), clicca qui.
Per ulteriori informazioni:
Francesca Casella – 02 8900671 – [email protected]
Oppure Miriam Ross: Tel 0044 207 6878734
Email: [email protected]