La negligenza e la complicità del governo fanno diffondere il Covid-19 tra Yanomami e Ye’kwana
20 novembre 2020
Questa pagina è stata creata nel 2020 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Un nuovo, clamoroso rapporto diffuso questa settimana denuncia la crisi umanitaria in rapida espansione all’interno del più grande territorio indigeno del Brasile, casa degli Yanomami e degli Ye’kwana.
“Xawara – il cammino mortale del Covid-19 e la negligenza del governo nel territorio Yanomami” è il rapporto redatto dalle organizzazioni Yanomami e Ye’kwana insieme a un gruppo di ricercatori appartenenti alla Rete Pro-Yanomami e Ye’kwana
Nel rapporto si legge che “i popoli Yanomami e Ye’kwana, che stanno affrontando una pericolosa combinazione di attività minerarie, malaria e Covid-19, sono stati abbandonati a loro stessi”.
Il dossier denuncia anche che a permettere la rapida diffusione del coronavirus sono la negligenza e la complicità del governo rispetto alla continua invasione e distruzione di ampie porzioni del territorio yanomami da parte dei cercatori d’oro illegali. Per i 27.000 Yanomami e Ye’kwana che vivono nell’area, le conseguenze sono devastanti.
Una cronologia dettagliata cataloga molti episodi di negligenza e abuso, una enorme sottostima dei casi di Covid-19 (in alcune zone i casi non sono nemmeno quantificati), un esiguo numero di test diagnostici effettuati e la mancanza di farmaci base e di personale medico.
Il rapporto evidenzia che:
• sono già state esposte al Covid-19 più di 10.000 persone, ossia un terzo della popolazione indigena totale del territorio yanomami;
• nel solo periodo compreso tra agosto e ottobre, i casi confermati sono balzati da 335 a 1202;
• meno del 4,7% della popolazione totale nel territorio è stata sottoposta a un test;
• nelle tre regioni con la più alta concentrazione di miniere illegali, il coronavirus è dilagante, ed è stato importato dagli stessi minatori;
• se dovessero entrare in contatto con qualcuno dall’esterno, diversi gruppi incontattati di Yanomami si troverebbero esposti a rischi estremi;
• da gennaio a settembre 2020, si è verificato un aumento del 20% del degrado ambientale causato dall’attività mineraria.
Il rapporto sottolinea che prima che la pandemia prendesse piede, molti Yanomami erano già fortemente debilitati da malattie come la malaria, la cui incidenza è quadruplicata negli ultimi 5 anni. Di conseguenza, questa situazione li rende più vulnerabili e con meno difese per combattere il coronavirus.
Una forte accusa alla negligenza del governo proviene da alcune testimonianze di membri Yanomami. Una donna Yanomami di Kanayau, una delle zone più colpite dall’attività mineraria illegale, racconta: “Ci siamo ammalati tutti. La nostra foresta si è ammalata. È la pista di atterraggio dei minatori, perché lì atterrano molti aerei. Quando ne arriva uno, scendono molte persone, e con gli aerei è arrivata anche questa malattia! È un morbo molto forte!”.
Francisco Yanomami, della regione del Marauiá, lancia un avvertimento riguardo alla mancanza di test diagnostici: “Non dovevamo morire per questo, per una brutta malattia… […] Eppure adesso sta succedendo, i sintomi da Covid-19 sono in aumento, la malattia avanza. Noi cosa possiamo fare? Come facciamo a capire se è davvero Covid-19? Come possiamo sapere se stiamo morendo di Covid-19? Dobbiamo sapere quale malattia ci sta uccidendo.”
Xawara è una parola yanomami che significa “epidemia”, ed è associata ai fumi emanati dai macchinari usati da chi viene dall’esterno, in particolar modo agli strumenti per il dragaggio utilizzati dai cercatori d’oro, ai motori di barche ed aerei e al vapore di mercurio rilasciato durante la lavorazione dell’oro.
Davi Kopenawa, sciamano e leader Yanomami, spiega: “Chiamiamo xawara il morbillo, l’influenza, la malaria, la tubercolosi e tutte quelle malattie dei Bianchi che ci uccidono e divorano le nostre carni. L’unica cosa che le persone normali conoscono su queste malattie, sono i fumi che le propagano. Ma noi sciamani vediamo in loro anche l’immagine delle entità dell’epidemia, gli xawarari.”
Un evento particolarmente scioccante è stata la “sparizione” di tre piccoli bambini Yanomami, morti per sospetto Covid-19. Dopo una serie di proteste pubbliche, fu reso noto che i loro corpi erano stati seppelliti in un cimitero di Boa Vista, senza che i genitori ne fossero a conoscenza o avessero dato il loro consenso.
In un articolo incluso nel rapporto, l’antropologo Bruce Albert racconta il tormento e il dolore delle famiglie yanomami che le autorità hanno tenuto all’oscuro della morte dei loro cari, e alle quali è stata negata la possibilità di organizzare i riti funebri per la cremazione. Traccia un parallelo tra la profanazione degli Yanomami morti per Covid-19 e le sparizioni degli oppositori politici durante la dittatura militare in Brasile. “Impossessarsi della morte altrui”, scrive Bruce Albert, “attuare una damnatio memoriae e negare alle famiglie il diritto al lutto è sempre stato il marchio dello stadio supremo della barbarie, basata sul disprezzo e la negazione dell’Altro, in termini etnici e/o politici.”
Gli Yanomami sono tra i più colpiti dagli attacchi del Presidente Bolsonaro ai popoli indigeni. In tutto il paese, le terre indigene vengono derubate per far spazio ad attività minerarie, agrobusiness e taglio del legno, ma questi popoli continuano a lottare per fermare il genocidio in Brasile.
Di fronte alla negligenza criminale perpetrata dal governo, le organizzazioni yanomami e ye’kwana chiedono l’immediata rimozione degli invasori dalle loro terre, l’implementazione di un piano di emergenza per contrastare il Covid-19 e un programma per sradicare la malaria. Hanno lanciato una petizione online, facendo appello alle autorità perché agiscano prima che sia troppo tardi.
Leggi il rapporto integrale: https://assets.survivalinternational.org/documents/1984/coy-ingles-r03-2020117.pdf