Covid19: cercatori d’oro e trafficanti di legno sfruttano la pandemia per colpire le terre dei popoli incontattati
15 maggio 2020
Questa pagina è stata creata nel 2020 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Usando la pandemia da covid-19 come copertura, cercatori d’oro e trafficanti di legno stanno prendendo di mira molte delle tribù incontattate più vulnerabili del pianeta.
- In Brasile, nella Valle Javari, dove abita la più grande concentrazione di popoli incontattati del pianeta, i cercatori d’oro hanno utilizzato una grande draga per invadere la regione del fiume Jutaí, territorio degli Indiani Korubo incontattati.
- I coloni hanno invaso il territorio di Ituna Itata, dove è nota la presenza di Indiani incontattati. L’area vanta già il triste primato di territorio indigeno più deforestato nel 2019.
- La riserva degli Uru Eu Wau Wau è nelle mire di taglialegna e allevatori. È noto che lì vivono tre gruppi incontattati. Il mese scorso, nella riserva è stato assassinato Ari Uru Eu Wau Wau, guardiano della foresta.
- Gruppi di trafficanti di legno illegali stanno distruggendo la foresta nel territorio indigeno di Ararriboia, nel nord est dell’Amazzonia. Vi vivono gli Indiani Awá incontattati – la tribù più minacciata al mondo. In mancanza di un’azione governativa, a monitorare le invasioni sono i Guardiani dell’Amazzonia, i Guajajara.
Questi e altri territori indigeni del Brasile sono colpiti da un triplice assalto:
- le manovre del governo del Presidente Bolsonaro hanno indebolito drasticamente le agenzie federali che prima proteggevano le terre indigene dell’Amazzonia;
- molti dei gruppi incaricati di tenere gli invasori fuori dai territori delle tribù incontattate non possono operare a pieno regime;
- una mossa concertata dal Presidente per aprire i territori indigeni allo sfruttamento, sta incoraggiando ondate di invasioni territoriali.
Il presidente Bolsonaro sta facendo grande pressione perché il Congresso approvi il suo Decreto Presidenziale MP910, noto come “il decreto del land grabbing”, che comporterebbe la vendita di vaste aree indigene a scopo di sfruttamento commerciale. Nei giorni scorsi è stato bloccato un primo tentativo di mettere ai voti il decreto, ma la prossima settimana potrebbe tornare nuovamente al Congresso in altra forma.
Per bloccare il decreto, Survival International, insieme a molti popoli e organizzazioni indigeni, ha fatto pressione su politici brasiliani di spicco e ha partecipato a una maratona di tweet indirizzati ai membri del Congresso.
“A causa della pandemia da coronavirus, viviamo tempi di grande angoscia” ha dichiarato UNIVAJA, l’organizzazione indigena della Valle Javari. “In questo momento così critico per le nostre famiglie e tutta la società brasiliana, dei criminali opportunisti continuano a invadere il nostro territorio con il rischio di entrare in contatto con gli indiani incontattati della valle.”
“Quello che ora sta accadendo ai popoli indigeni del Brasile, è un vero e proprio assalto genocida” ha dichiarato oggi Fiona Watson, direttrice del dipartimento Ricerca e Advocacy di Survival. “Un numero incalcolabile di terre indigene viene invaso con il sostegno di un governo che vuole distruggere completamente i primi popoli del paese e non fa nulla per nasconderlo. Nei prossimi mesi rischiamo di assistere a un’altra devastante ondata di incendi, dato che in Amazzonia inizia la stagione secca, e alle prossime tappe del ‘genocidio legalizzato’ di Bolsonaro.”
Nota ai redattori: in Brasile, il numero confermato di indigeni con il coronavirus ha raggiunto quota 308, e ci sono già stati almeno 77 decessi.