Russia: chiusa organizzazione per i diritti indigeni
13 novembre 2019
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Il Tribunale di Mosca ha ordinato la chiusura dell’organizzazione russa per i diritti dei popoli indigeni, il “Centro di Sostegno ai Popoli Indigeni del Nord” (CSIPN). È l’ultima delle continue iniziative intentate dal Ministero della Giustizia per silenziare le voci degli indigeni nel paese.
Il CSIPN, che nel 2020 celebra vent’anni di attività, ha descritto la decisione come una “rappresaglia per gli sforzi sostenuti per difendere i diritti umani dei popoli indigeni della Russia del Nord, della Siberia e dell’Estremo Oriente russo”.
In Russia, una simile pressione da parte delle autorità non è una novità per gli attivisti per i diritti indigeni. Nel 2012 è stato ordinato alla “Russian Association of Indigenous Peoples of the North” di chiudere per sei mesi.
Nel 2014, all’aeroporto di Mosca, è stato ritirato il passaporto al Direttore del CSIPN, Rodion Sulyandziga, per impedirgli di partecipare alla Conferenza delle Nazioni Unite sui popoli indigeni di New York. Nel 2015, il CSIPN è stato bollato come “agente straniero” e inserito nella lista nera fino a quando non ha rinunciato ai suoi finanziamenti internazionali.
Il CSIPN, che per molti anni ha lavorato con Survival International a sostegno dei diritti dei popoli indigeni della Siberia, ha descritto la decisione della corte come “un duro colpo alla speranza dei popoli indigeni del Nord in un accesso equo alla giustizia”. Ha promesso di ricorrere in appello e di continuare il suo lavoro per i diritti dei popoli indigeni in Russia.
“Continueremo il nostro lavoro per la tutela delle fasce più invisibili e vulnerabili della nostra società, come i popoli indigeni del Nord, della Siberia e dell’Estremo Oriente, che sono l’ultima barriera allo sfruttamento generalizzato delle risorse dell’Artico da parte delle aziende e gli ultimi custodi del patrimonio naturale della Russia” ha dichiarato il CSIPN.