Popoli delle renne
Da decenni Survival International conduce campagne per i diritti dei popoli pastori di renne.
Questa galleria svela curiosità ambientate tra i ghiacci nordici.
La prescelta: ogni pastore Nenet ha una renna sacra che non dovrà essere imbrigliata né macellata fino al momento in cui non sarà più in grado di camminare.
Una donna Sami sorveglia il suo branco di renne.
Nel 1898, più di 100 pastori di renne Sami con 500 renne al seguito partirono in barca a vela da un porto della Norvegia settentrionale sfidando una tempesta invernale.
Sulla nave, chiamata “The Manitoban”, avevano caricato muschio sufficiente ad alimentare gli animali durante la traversata atlantica verso la città di New York.
Tre settimane più tardi, dopo aver attraccato a New York, i pastori e le loro renne si incamminarono verso l’Alaska attraverso le Montagne Rocciose.
Facevano parte del “The Reindeer Project” (Progetto renne), lo storico movimento che ha introdotto la pastorizia e l’allevamento delle renne tra il popolo degli Inupiat dell’Alaska con l’aiuto dei Ciukci della Siberia.
© Jason Roberts
Il grasso presente nel latte di renna è pari al 22%, sei volte quello di mucca.
© Raipon/Survival
Il popolo degli Eveni crede che le renne siano state create dal dio del cielo, Hövki, non solo per fornire cibo e mezzi di trasporto sulla terra, ma anche per accompagnare l’anima umana fino al Sole.
Per descrivere le parti del corpo, le malattie, l’alimentazione e gli stati d’animo delle loro renne, gli Eveni hanno più di 1.500 parole.
© Subhankar Banerjee/Survival
In Europa e in Asia, le renne hanno garantito mezzi di sostentamento ai popoli tribali per millenni, ma oggi l’industria petrolifera sta distruggendo i licheni di cui questi animali si cibano.
© Jon Spaull
Viaggio epico. Il popolo dei Nenet della penisola di Yamal, in Siberia, segue la migrazione delle sue renne per oltre 1.000 chilometri. Il viaggio prevede anche l’attraversamento del fiume ghiacciato Ob.
Ogni autunno, durante la migrazione annuale, centinaia di renne sami si fanno strada nelle acque ghiacciate del fiordo di Kågsundet, in Norvegia.
Ci vuole una settimana perché l’intero gregge riesca a trasferirsi a nuoto dai pascoli estivi dell’isola di Arnøy a quelli invernali sulla terraferma.
Non si butta niente. Nessuna parte del caribù va sprecata: il popolo Innu del Canada nord-orientale ha vissuto sulla sua terra per circa 8.000 anni seguendo e cacciando i grandi branchi dei caribù (renne).
Gli Innu devono condividere la carne di caribù e conservare con cura le ossa delle zampe; gettarle via è una mancanza di rispetto verso kanipinikat sikueu, lo spirito “Signore” dei caribù.
Le corna vengono appese alla cima degli alberi in segno di rispetto.
© Joanna Eede/Survival
Secondo la mitologia innu, un uomo della tribù andò a vivere con i caribù, sposò una femmina del branco e fu quindi trasformato in uno di loro, divenendo il Signore dei Caribù: colui che fornisce i caribù agli Innu.
© Alex Andrew
Le renne possono regolare la loro temperatura corporea abbassando la temperatura del sangue nelle zampe e raccogliendo il calore verso il centro del corpo. Secondo le attuali conoscenze scientifiche, le corna, che cadono e ricrescono ogni anno, sono tra i tessuti non cancerogeni che si rigenerano più velocemente.
© Raipon/Survival
Per confezionare gli abiti, i Nenet usano pelle di renna. L’uomo nenet indossa la “malitsa”, fatta con 4 pelli di renna, mentre le donne usano la “yagushka”, fatta di 8 pelli. Entrambi calzano stivali di pelle di renna alti fino ai fianchi, imbottiti con erba carice per stare più caldi.
Nel nostro immaginario, la figura di Babbo Natale è legata a quella delle renne in volo nel cielo invernale. In verità, questi animali sono associati al volo da millenni.
In Mongolia, esistono più di 500 monoliti con raffigurazioni di renne volanti e corna fluttuanti. Sono noti come “stele delle renne” e alcuni risalgono a 3.000 anni fa.
© Brian Dearth
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