“Impariamo dai grandi spiriti”
Per gli Yanomami dell’Amazzonia brasiliana, lo spirito del mondo è parte fondamentale della vita; questa galleria ci racconta il mondo degli sciamani yanomami.
Tuttavia, oggi la tribù deve affrontare gravi problemi: gli sciamani non sono in grado di curare le malattie portate dai minatori e dagli allevatori, e la frangia orientale della loro foresta viene distrutta.
Gli sciamani yanomami ricoprono ruoli diversi. Sono di volta in volta guaritori, sacerdoti, custodi dei riti sacri dei loro popoli, divinatori del tempo, cosmologi, interpreti dei sogni e depositari delle conoscenze botaniche. Gli sciamani yanomami (xapiripë thëpë_) sono guidati dagli spiriti (_xapiripë) e dalla saggezza degli antenati.
Lo sciamano Yanomami Davi Kopenawa ha scritto insieme all’antropologo Bruce Albert un libro straordinario, “The falling Sky” (La caduta del cielo); leggi la recensione del Direttore generale di Survival, Stephen Corry (in inglese).
© Claudia Andujar/Survival
Sono uno sciamano della foresta e lavoro con le forze della natura, non con quelle del denaro o delle armi, dice Davi.
La nostra saggezza è differente. La nostra conoscenza è una conoscenza diversa.
La saggezza dei nostri spiriti sciamanici, la saggezza della Terra, è molto importante per la sopravvivenza di tutta l’umanità.
© Victor Englebert/Survival
Con sogni e trance, gli sciamani yanomami trascendono i confini fisici dei loro corpi e i limiti della coscienza umana per comunicare con gli xapiripë.
Gli Yanomami imparano dai grandi spiriti, gli xapiripë. Impariamo come riconoscerli, come vederli e come ascoltarli. Solo coloro che conoscono gli xapiripë possono vederli, perché hanno le sembianze di esseri umani ma sono piccoli come granelli di polvere scintillanti.
I loro canti sono potenti, e i loro pensieri diretti.
© Claudia Andujar/Survival
Per entrare in trance, gli sciamani yanomami usano la polvere yakoana, estratta dalla corteccia della virola. Inalano la polvere con una lunga canna detta horoma ricavata dallo stelo di una palma. È così che induciamo gli spiriti a danzare, spiega Davi.
Ci sono molti, moltissimi xapiripë, non pochi, ma migliaia, come le stelle. Alcuni vivono in cielo, altri sottoterra e altri ancora sulle cime delle montagne ricoperte di foreste e di fiori. Noi chiamiamo questi luoghi sacri ‘hutu pata’.
Quando il sole è alto nel cielo, gli xapiripë dormono. Al tramonto cominciano ad apparire.
Quando noi dormiamo, loro danzano.
© Claudia Andujar/Survival
Davi ha visto gli xapiripë per la prima volta quando era un bambino, e ha continuato a vederli durante il sonno anche da adulto. Una volta cresciuto, ha chiesto di essere iniziato come sciamano.
Quando inali per la prima volta la polvere prodotta dall’albero della ‘yakoana’, gli spiriti xapiripë iniziano a radunarsi attorno a te.
Prima senti i loro canti di felicità in lontananza, lievi come il ronzio delle zanzare. Poi, quando gli occhi cominciano a chiudersi, riesci a vedere anche le loro luci scintillanti arrivare nel cielo da ogni direzione e vibrare nell’aria.
Gradualmente gli spiriti si rivelano, andando avanti e indietro con lentissimi passi di danza.
© Claudia Andujar/Survival
Gli xapiripë discendono fino a noi lungo fili sottili come le ragnatele.
Sono belli, dipinti di colori brillanti e urucum (annatto).
Hanno bracciali di penne di macao e pappagallo. Ballano molto bene, e cantano in modo diverso. Ci sono vari canti: il canto del macao, quello del pappagallo, del tapiro, della tartaruga e dell’aquila.
© Claudia Andujar/Survival
Gli xapiripë danzano per gli sciamani sin dalla notte dei tempi, e continuano a farlo ancora oggi.
Hanno il capo cosparso di piumini di falco bianco, indossano fasce nere di coda di scimmia e orecchini di piume di cotinga turchesi.
Ballano in cerchio, lentamente.
© Claudia Andujar/Survival
Secondo gli Yanomami, ogni persona ha una sua “immagine-essenza”, un doppio chiamato utupë, al quale si rimane legati fino alla morte.
Un utupë può assumere le sembianze di creature diverse tra cui un uccello, un mammifero o un insetto. Ci sono anche spiriti degli alberi, delle cascate e del miele selvatico.
Gli spiriti arrivarono uno alla volta. Gli spiriti del tucano arrivarono con i loro grandi bastoncini nelle orecchie e i perizomi rossi e brillanti, descrive Davi. Arrivò il popolo dei colibrì e poi volò tutto intorno. C’erano gli spiriti della rana moka con faretre di frecce sulla schiena. Poi vennero gli spiriti del pecari, il popolo pipistrello e gli spiriti della cascata.
La mia anima cominciò a risplendere.
Arrivarono tutti e appesero le loro amache nel mio petto.
© Claudia Andujar/Survival
Gli sciamani yanomami invocano l’aiuto degli xapiripë per curare le malattie e utilizzano diverse piante medicinali per curare febbri, mal di stomaco, dolori muscolari e altri disturbi. Per diagnosticare e individuare le malattie ci vogliono anni di esperienza sciamanica.
In genere, ogni malattia ha la sua cura, ad eccezione di quelle importate dagli stranieri, verso cui gli Yanomami non hanno difese immunitarie.
Se non fosse stato per gli xapiripë, noi non saremmo più vivi. Gli spiriti maligni ci avrebbero divorato molto tempo fa. Loro conoscono le malattie che ci affliggono e le cacciano via, nel mondo sotterraneo.
E così facendo, ci curano.
© Claudia Andujar/Survival
Comunicando con gli xapiripë e controllandoli, gli sciamani yanomami non solo proteggono le loro comunità, ma si prendono anche cura del resto del mondo. Davi crede che per controllare il pianeta occorrano molti sciamani potenti.
Noi, gli sciamani, lavoriamo anche per voi, i Bianchi, sottolinea Davi. I nostri sciamani sanno che il pianeta sta cambiando. Noi conosciamo lo stato di salute dell’Amazzonia. Sappiamo che è pericoloso abusare della natura, e che quando distruggi la foresta, recidi le arterie del futuro e la forza del mondo viene meno.
Il cielo è pieno di fumo perché hanno bruciato e tagliato la foresta. La pioggia arriva in ritardo, il sole si comporta in modo strano. I polmoni del cielo sono inquinati. Il mondo è malato. La foresta morirà se i bianchi continueranno a distruggerla.
Dove andremo quando avremo distrutto tutto il mondo?
Quando sul pianeta ci sarà silenzio, come faremo ad imparare?
© Claudia Andujar/Survival
La saggezza degli xapiripë yanomami è antica.
Abbiamo conservato le parole dei nostri antenati per lungo tempo, e continueremo a trasmetterle ai nostri figli, dice Davi.
In tal modo le parole degli spiriti non svaniranno mai.
E la loro storia non avrà fine.
© Claudia Andujar/Survival
David Beckham ha incontrato lo sciamano yanomami Davi Kopenawa, noto come il “Dalai Lama della foresta”.
Beckham, che si trovava in Brasile per le riprese di un programma televisivo, ha visitato il territorio Yanomami e ha chiesto a Davi Kopenawa il permesso di entrare nella riserva. Beckham e Davi hanno parlato dei gravi problemi che devono affrontare gli Yanomami, in particolare le attività minerarie nella loro terra.
© Nenzinho Soares
Davi Kopenawa è il primo sciamano yanomami ad aver mai pubblicato un libro.
“The falling sky: Words of a Yanomami shaman” (La caduta del cielo: Parole di uno sciamano yanoamami), scritto in collaborazione con l’antropologo e amico Bruce Albert, è un racconto straordinario della sua vita: www.survival.it/film/la-caduta-del-cielo
© Nenzinho Soares
Gli Yanomami del Brasile e del Venezuela sono una delle più grandi tribù relativamente isolate del Sud America. Il loro territorio si estende per 9,6 milioni di ettari in Brasile e 8,2 milioni di ettari in Venezuela. La loro terra è stata demarcata a seguito di una lunga campagna guidata dal portavoce yanomami Davi Kopenawa, dal movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni Survival e dalla ONG Pro Yanomami Commission.
Oggi, però, gli Yanomami devono affrontare ancora molti problemi: centinaia di minatori, soprattutto in Venezuela, lavorano illegalmente nelle loro terre, mentre i coloni e gli agricoltori hanno invaso il confine esterno del territorio yanomami in Brasile. Gli invasori trasmettono alla tribù malattie mortali come la malaria. I membri incontattati sono particolarmente vulnerabili alle malattie portate dall’esterno: a seguito del contatto, in passato, interi popoli isolati sono stati velocemente uccisi dai virus.
Gli Yanomami sono i migliori conservazionisti della loro area di foresta amazzonica, che dalla parte venezuelana del confine è la seconda biosfera al mondo per grandezza; oggi, però, il loro territorio viene deforestato e inquinato con il mercurio.
Inoltre, il Congresso brasiliano ha attualmente in discussione un progetto di legge che, se approvato, aprirà i territori indigeni, come quello yanomami, ad attività minerarie su larga scala.
© Steve Cox/Survival
Altre gallerie fotografiche
“We, the People” – Il calendario 2022 di Survival
Dai ghiacci artici fino alla foresta amazzonica, le immagini del calendario d...
“We, the People” – Il calendario 2021 di Survival
Nonostante secoli di oppressione e genocidio, e contro ogni previsione, i pop...
“We, the People” - Il calendario 2020 di Survival
Le immagini che compongono lo straordinario Calendario 2020 “We the people” d...