Quelle che seguono sono storie di persone indigene straordinarie che lottano, o hanno lottato, per i diritti dei loro popoli con determinazione, coraggio e speranza.
Noi di Survival International siamo al loro fianco da decenni: il lavoro necessario per cambiare leggi, comportamenti, mentalità e pregiudizi è lento e richiede la stessa fermezza, nonché risorse e impegno a lungo termine – un lavoro che possiamo affrontare solo grazie al tuo sostegno.
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1. Paulo Paulino, Guajajara
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Lo chiamavano Lobo e il suo nome indigeno era Kwahu Tenetehar. È stato ucciso cinque anni fa con un colpo di pistola al collo.
Stava cacciando nella foresta con il suo amico Tainaky quando sono caduti in un'imboscata ordita dai taglialegna nella loro terra natale, un’isola di verde in mezzo a un mare di distruzione nello stato del Maranhão, in Brasile.
Paulo faceva parte dei nostri amici Guardiani dell'Amazzonia, indigeni Guajajara che proteggono la foresta per le loro famiglie e per i loro vicini Awá incontattati, nel territorio di Arariboia. Il suo omicidio non è stato un incidente: altri guardiani sono stati uccisi per il loro lavoro e le minacce di morte sono frequenti. Paulo aveva avvertito le autorità che la sua vita era in pericolo e purtroppo i timori si sono avverati.
Parlando di lui, Henaky Guajajara, un altro guardiano dell’Amazzonia, ci ha detto:
« Era uno dei nostri più grandi guerrieri e si preoccupava di molte cose, perché sapeva che dipendiamo da esse: la terra, la foresta, i fiumi. »
A cinque anni dalla sua morte, i Guardiani continuano a combattere ogni giorno per proteggere il loro territorio, la vita degli indigeni e i polmoni del pianeta.
🎥 Guarda e ascolta Lobo parlare del suo lavoro e delle minacce che riceveva.
2. JK Thimma, Jenu Kuruba
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Dietro questo grande e contagioso sorriso c’è uno sciamano e un leader riconosciuto, determinato a far rispettare i diritti del suo popolo. Si chiama JK Thimma.
Thimma e le comunità dei Jenu Kuruba e Beta Kuruba che vivono nella Riserva delle Tigri di Nagarhole, in India, lottano da oltre 30 anni contro gli sfratti e il furto di terra subiti nel nome della “conservazione” della natura. Spesso sono minacciati di morte e perseguiti penalmente semplicemente per aver difeso i loro diritti fondamentali. Ciò nonostante, continuano a lottare contro l’industria della conservazione che vuole cacciarli dalla loro terra ma accoglie i turisti a braccia aperte. Thimma e il suo popolo vogliono che i conservazionisti se ne vadano per poter tornare a prendersi cura della propria foresta.
Alors Thimma demande au département des Forêts d’Inde :
« Dato che veneriamo le tigri, i serpenti, i pavoni e gli spiriti della foresta, chi pensate si prenderà meglio cura di questi animali? Noi, che li veneriamo, o voi, che li considerate selvaggi e ne avete paura? »
Ci auguriamo che questo meraviglioso sorriso abbia presto motivo di continuare a splendere.
3. Elias Kimaiyo, Sengwer
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Essere un attivista indigeno è difficile ed estremamente pericoloso.
Elias Kimaiyo lo sa bene perché lo sperimenta quotidianamente difendendo i diritti umani dei Sengwer, un popolo di cacciatori raccoglitori indigeni che da tempo immemorabile abita la foresta di Embobut, in Kenya.
Con il pretesto di “proteggere” la foresta, il Kenya Forest Service (KFS) ha tentato più volte, e con la violenza, di sfrattare i Sengwer dalle loro terre. Ma loro non si sono mai arresi. Elias ha imparato a usare la macchina fotografica per denunciare le atrocità che il suo popolo subisce nel nome della “conservazione” della natura. Nel 2017, mentre documentava l’incendio delle case indigene da parte delle guardie del KFS, gli hanno sparato e una guardia gli ha rotto il braccio con il calcio di un fucile.
La lotta dei Sengwer e di Elias contro gli sfratti continua. L’ultima volta che lo abbiamo incontrato ci ha detto:
« Vi auguro tanta forza e resistenza per liberare il nostro mondo dalla schiavitù dell’avidità egoistica della “conservazione fortezza,” che è un enorme accaparramento di terre di innocenti comunità indigene in tutto il mondo”. »
4. Joseph Oleshangay, Masai
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Joseph Oleshangay sognava di fare l’insegnante ma la situazione del suo villaggio lo ha portato a diventare avvocato per i diritti umani.
Vive a Ngorongoro, in Tanzania, dove è cresciuto. Tuttavia, mentre i suoi nonni e i suoi genitori erano liberi di pascolare il loro bestiame, oggi i Masai di Ngorongoro e della vicina Loliondo subiscono sfratti violenti nel nome della “conservazione” della natura. Joseph ha poco tempo per occuparsi del suo bestiame: lotta a fianco delle comunità masai per far rispettare i loro diritti di fronte ai governi e alle organizzazioni come la Società Zoologica di Francoforte o l’UNESCO, che promuovono queste espulsioni.
« Quello che sta accadendo non ha nulla a che fare con la conservazione o il benessere degli animali: è puro profitto”, dice Joseph. “Pensano che noi, i Masai, dovremmo andarcene. Per questo siamo qui, per resistere. »
Quando i diritti dei Masai saranno finalmente rispettati in modo permanente, Joseph spera di poter realizzare il suo sogno.
5. Damiana Cavanha, Guaraní
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Forza, combattività e resilienza: sono le qualità che vengono subito in mente pensando a lei.
Damiana era una leader del popolo Guarani Kaiowá del Mato Grosso do Sul, in Brasile. Nonostante le dolorose prove che ha dovuto affrontare, non ha mai rinunciato a lottare. Damiana ha sofferto l’espulsione del suo popolo dalla terra ancestrale, una vita precaria sul ciglio di una strada, la tragica perdita del marito Hilário e dei figli Agnaldo, Sidnei e Wagner (tutti e quattro morti in incidenti su quella stessa strada), la violenza delle guardie armate, l’acqua contaminata dai pesticidi dei latifondisti e il suicidio di molti membri del suo popolo... Eppure, manteneva intatta la speranza di riportare la sua comunità nel suo territorio, il che l’ha resa fonte di grande ispirazione.
« Non me ne andrò da qui. Morirò nella nostra terra ancestrale. Non scapperò. Sono una donna, una guerriera, non ho paura. »
Damiana ci ha lasciati un anno fa. È stato un onore poter lottare al fianco di questa cara amica e continueremo a lavorare per i diritti del suo popolo finché sarà necessario!
🎥 Guarda e ascolta Damiana spiegare perché la sua comunità deve tornare nella terra ancestrale.
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