Giornata Mondiale della Salute: tribù incontattate a rischio di decimazione
6 aprile 2011
Questa pagina è stata creata nel 2011 e potrebbe contenere un linguaggio ormai obsoleto.
Alla vigilia della Giornata Mondiale della Salute (7 aprile), Survival International ricorda alla comunità internazionale il rischio che le tribù incontattate del mondo possano perdere una vasta porzione della loro popolazione a meno che le loro terre non siano protette adeguatamente.
Se gli estranei dovessero invadere le loro terre, tribù come quelle protagoniste dello straordinario filmato aereo diffuso da Survival poco tempo fa, potrebbero perdere oltre la metà dei loro membri.
Nel mondo esistono circa 100 tribù incontattate. Quasi tutte rischiano di essere spazzate via dal disboscamento, "dall’esplorazione petrolifera, dalla costruzione di dighe idroelettriche e da altri progetti .
Le tribù incontattate hanno basse difese immunitarie verso malattie come l’influenza e il morbillo, e le epidemie provocate dal contatto possono essere devastanti.
In Brasile, il territorio della tribù dei Panará fu invaso e sventrato dalle squadre dei costruttori di strade agli inizi degli anni ‘70. Seguirono ondate di malattie e prima del 1980, l’80% dei Panará era già morto.
La popolazione dei Grandi Andamanesi delle isole Andamane, in India, contava circa 5.000 individui quando arrivarono i britannici nel 1858 – oggi ne restano soltanto 52.
I nomadi Nukak della Colombia erano circa 1.300 quando furono contattati nel 1988. Oggi ne sopravvivono solo 420.
Nell’Amazzonia peruviana, più della metà dei Murunahua morì dopo il contatto forzato avuto con i taglialegna illegali a metà degli anni ‘90.
Uno dei Murunahua sopravvissuti, Jorge, ha raccontato a Survival: “Le malattie sono arrivate quando i taglialegna sono entrati in contatto con noi, nonostante noi allora non sapessimo cosa fosse un raffreddore. La malattia ci ha uccisi. Metà di noi sono morti. Mia zia è morta, mio nipote è morto. Metà del mio popolo è morto”.
”A meno che non sia gestito con straordinaria attenzione, il contatto con questi popoli provoca inevitabilmente lo sterminio di oltre metà dei loro membri. Il fenomeno è stato documentato più e più volte, e perciò è difficile credere che i governi e le compagnie ne siano all’oscuro” ha commentato Stephen Corry, direttore generale di Survival. “Se insistono a operare nei territori delle tribù incontattate, è altrettanto difficile capire perché mai loro – e quelli di noi che comprano i loro prodotti – non dovremmo essere giudicati colpevoli delle conseguenze.”
Note agli editori:
• Nel giro dei pochi anni dopo l’inizio dell’esplorazione petrolifera nei loro territori da parte della Shell, nei primi anni ’80, circa il 50% dei Nahua del Perù morì, principalmente di raffreddore, influenza e altre affezioni respiratorie.
• I Matis in Brasile furono contattati nel 1978 – la metà di loro sono morti subito dopo. Cinque anni più tardi, ne sopravvivevano solo 87.
• Gli Aché del Paraguay settentrionale contavano 550 individui quando furono contattati nel 1970; all’alba del 1975 ne erano già morti 200.
• All’epoca del loro primo contatto, avvenuto nel 1927, i Tupari del Brasile erano in 3.000. Sette anni dopo ne sopravvivevano solo 250.
• La tribù brasiliana dei Mebengokre fu contattata nel 1936. Sei mesi dopo il loro numero era sceso da 350 a 85.
• I Surui del Brasile furono contattati per la prima volta agli inizi degli anni ‘70, Nel 1971 erano almeno 363, ma tre anni dopo il contatto ne erano già morti 193.