India: Proteste indigene contro gli sfratti dalle Riserve della Tigre

23 settembre 2024

Gli Adivasi (indigeni) che rischiano di essere sfrattati dalla Riserva della Tigre di Nagarhole protestano davanti all’entrata del parco. © Survival

Gli Adivasi (indigeni) hanno organizzato imponenti proteste in tutta l’India per denunciare lo sfratto forzato dalle loro foreste per far spazio alle riserve della tigre.

Migliaia di persone che rischiano di essere sfrattate dai loro villaggi, e altre che ne sono già state sfrattate, si sono unite la scorsa settimana e in questi giorni per protestare in varie Riserve della Tigre tra le più celebri del paese – tra cui Nagarhole, Udanti-Sitanadi, Kaziranga, Rajaji e Indravati. Sono in programma molte altre proteste.

A luglio, il Direttore dell’Autorità Nazionale per la Conservazione della Tigre (NTCA) in India aveva scatenato indignazione tra le comunità indigene a seguito della diffusione di alcune lettere, rese pubbliche grazie al Right of Information Act, da lui indirizzate ai responsabili della fauna selvatica di 19 stati del paese e in cui chiedeva lo sfratto di altri Adivasi dalle riserve della tigre.  

Circa 700 Adivasi provenienti da 25 villaggi hanno protestato all’entrata di Nagarhole, una delle più celebri riserve della tigre del paese. Sono quasi 400.000 gli Adivasi che rischiano di essere sfrattati dalle riserve della tigre in vari stati dell’India.

Migliaia di Adivasi provenienti dalle riserve della tigre di tutta l’India stanno protestando. Sono quasi 400.000 le persone che vivono sotto la minaccia di sfratto. © Survival

“La creazione di riserve della tigre nelle nostre terre è una violazione della legge perché noi non abbiamo dato il nostro consenso, né siamo stati consultati nel processo” ha spiegato l’attivista adivasi JK Thimma durante le proteste. “Ora hanno messo dei cartelli sulle nostre terre dichiarandole parchi nazionali o riserve della tigre. Quelli della NTCA sono invasori nelle nostre terre. Questa violazione dei diritti indigeni deve cessare immediatamente e la banda dei conservazionisti che è coinvolta in tutto questo (tra cui anche ONG come il WWF, WCS e WTI) deve essere perseguita secondo la legge.”

Nel nome della conservazione vengono distrutte le vite di centinaia di migliaia di Adivasi che vivono nelle riserve della tigre. Il governo indiano li sta sfrattando illegalmente dalla terra in cui hanno sempre vissuto, e che hanno sempre protetto.

Grandi organizzazioni per la conservazione come il WWF e la WCS non hanno mai denunciato gli sfratti, e affermano che i “ricollocamenti” degli indigeni sono “volontari”. Ma la verità è che i “ricollocamenti” sono quasi sempre sfratti forzati.

Il campo di Asan Kudar, dove dal 2013 vivono sotto teloni di plastica oltre un centinaio di indigeni Khadia sfrattati dalla Riserva delle tigri di Similipal. Hanno ricevuto solo una piccola parte del risarcimento promesso. I giornali indiani hanno lodato questo sfratto come un modello di “successo”. © Survival

“Le autorità indiane sembrano determinate a continuare ad aderire a un modello di conservazione coloniale ormai totalmente superato e screditato ­– ma ancora sostenuto da organizzazioni come WWF e WCS – che considera i popoli indigeni degli invasori nelle loro stesse terre e li sfratta con violenza” ha dichiarato oggi la Direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce.

“C’è un profondo razzismo in tutto questo: nella migliore delle ipotesi, il governo e le organizzazioni per la conservazione considerano gli Adivasi dei cittadini di seconda classe.”

“Questi sfratti sono illegali sia secondo la legge nazionale sia per quella internazionale, e oltretutto non funzionano: la foresta, i popoli indigeni e le tigri non possono sopravvivere gli uni senza gli altri. Le organizzazioni per la conservazione e i tour operator sono complici di questo scandalo – una volta cacciati via gli indigeni dalle loro foreste ancestrali, il turismo nelle riserve delle tigri diventerà un grande affare.”

Tribù delle riserve delle tigri
Popolo

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