Brasile: indigeni protestano in massa contro l'attacco ai loro diritti territoriali

17 aprile 2015

1.500 indigeni brasiliani hanno protestato a Brasilia contro una proposta di emendamento costituzionale (PEC 215). © Fabio Nascimento / Mobilização Nacional Indígena

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In vista della Giornata nazionale dell’Indio, che in Brasile si celebra il 19 aprile, 1.500 Indiani provenienti da 200 tribù diverse protestano da tutta la settimana nella capitale del paese contro l’attacco ai loro diritti da parte del Congresso brasiliano.

Gli Indiani sono furiosi a causa di una proposta di modifica costituzionale che vorrebbe assegnare al Congresso il potere di decidere della demarcazione (o mappatura) dei territori indigeni. Questa responsabilità, al momento, è in mano al Dipartimento brasiliano agli Affari Indigeni FUNAI.

Se approvata, la proposta causerà verosimilmente enormi ritardi nel riconoscimento delle terre indigene; le dimensioni di molti territori indiani verranno probabilmente ridotte, e quasi certamente aumenteranno gli scontri violenti per la terra.

“Il gruppo di politici non-indigeni vuole eliminare tutte le popolazioni indigene del Brasile. Ecco perché siamo qua” ha detto Tupã Karaí, un Guarani presente alla protesta.

Dietro a questo ultimo attacco ai diritti degli Indiani c’è un potente gruppo di politici anti-indigeni legati al potente mercato agricolo, estrattivo e idro-elettrico. Il Ministero della Giustizia e il FUNAI, invece, sono contrari all’emendamento.

“Sappiamo che, dal momento in cui il corpo legislativo avrà potere decisionale riguardo la demarcazione delle terre indigene, non ci saranno più demarcazioni” ha denunciato Lindomar Ferreira, indigena Terena e coordinatrice dell’Associazione dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB).

“È come gettare benzina sul fuoco. Gli allevatori verranno incoraggiati e noi difenderemo il nostro territorio. Ci saranno conflitti, violenza e morte”.

Gli Indiani sono accampati davanti ai palazzi del ministero per dare visibilità alla loro protesta.

Martedì, molti Indiani hanno partecipato a una veglia pacifica davanti alla Corte Suprema per protestare contro le sue recenti decisioni anti-indigene, tra cui l’annullamento delle ordinanze ufficiali che riconoscevano i limiti di tre territori indigeni.

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